Parla Marco Coclite, fratello di una delle vittime del crollo nel cantiere: "Luigi non doveva essere lì"
"Quando ho visto le immagini in televisione ho notato che il ferro dentro il trave spezzato è troppo pulito, forse c'era poco cemento"
Marco Coclite, 57 anni, è il fratello di Luigi, il primo operaio trovato morto dentro il cantiere di via dei Mariti a Firenze. E’ il terzo di quattro fratelli, cresciuti in una famiglia dove, prima di tutto, si sono insegnati i valori del rispetto e della dignità. Il padre lavorava in macelleria, la mamma arrotondava con lavoretti da sarta. Originari di Montorio al Vomano, piccolo comune di quasi 8 mila abitanti in provincia di Teramo, nel comprensorio del Gran Sasso, arrivati in età adulta hanno cercato opportunità altrove. Oggi in Abruzzo c’è tornato solo Marco, dopo alcuni anni in giro per l’Italia a lavorare.
Cinque anni fa la famiglia Coclite aveva dovuto superare un altro lutto, quella di Fulvia, una delle due sorelle (l'altra la sorella minore Simona), deceduta a causa di una grave malattia. Come sempre, si erano tirati su le maniche e rialzati, nonostante il profondo dolore.
Contattiamo Marco 48 ore dopo il tragico crollo all’interno del cantiere dove sarebbe sorta l’Esselunga, avvenuto venerdì 16 febbraio. Parla con dolcezza di Luigi, come di una spalla forte con cui aveva condiviso praticamente tutta la vita.
Marco Coclite
Luigi Coclite
“Ancora non riesco a credere che Luigi sia morto - afferma Marco Coclite -. Venerdì stavo andando a lavorare quando ho ricevuto la telefonata di mia cugina. Le sue parole sono ancora scolpite in testa: devo darti una brutta notizia, Luigi è morto. Quando sono arrivato al lavoro mi sono seduto e ho avvertito colleghi e principali che non ce la facevo, così sono tornato a casa. Sono due gironi che ci penso: non accetto che mio fratello se ne sia andato così. Non si può morire per mettere un pezzo di pane sulle tavole delle nostre famiglie”
Anche Marco, autista qualificato, lavora nel settore dell’edilizia da una vita.
“Dal 1989 fino al 1992 io e Luigi abbiamo lavorato insieme. Eravamo operai in trasferta per una ditta che costruiva gallerie. Abbiamo girato molte regioni, da nord a sud. Fino a quando lui ha deciso di rimanesse in Toscana, Collesalvetti, dove poi si è sposato e ha costruito la famiglia. Io sono stato anche in Calabria e, successivamente, ho trovato un'occupazione qua in Abruzzo che mi ha permesso di tornare a vivere nel nostro paese, a Montorio. Qui abita ancora nostra madre Italia”.
Montorio al Vomano è in lutto da venerdì. In questi paesi la comunità è abituata sorreggersi nei momenti di difficoltà. Tutti si conoscono e da due giorni in ogni casa, in piazza, al bar, si piange la scomparsa dell’amico Luigi che, in estate, ogni volta che aveva qualche settimana libera, si faceva sempre vedere.
“Da poco si era comprato una moto e aveva promesso ai suoi amici che sarebbe arrivato dalla Toscana con il nuovo mezzo. Ne andava fiero, perché dopo tanti anni di sacrifici era riuscito a togliersi una soddisfazione”.
Marco Coclite ci riferisce anche un particolare di venerdì mattina:
“Da quello che sono riuscito a sapere, mi hanno detto pare che Luigi si trovasse lì in sostituzione di un’altra persona. A quanto ho ricostruito, sembra che quella mattina non dovesse andare nel cantiere dove è avvenuto il crollo. E’ stato sfortunato, sono tragedie che non dovrebbero succedere, ma nessuno si impegna perché si eliminino i rischi nei cantieri edili, tanto alla fine chi perde la vita sono sempre gli ultimi. Ne frequento molti cantieri: ne vedo tanti perfetti dove si capisce che la sicurezza e al massimo livello, altri invece messi in piedi con meno attenzione”.
L’esperienza nel settore gli ha fatto notare anche un dettaglio attraverso foto e video diffusi dalle testate giornalistiche e dalle tv:
“Se si guarda bene il trave che si è spezzato si può notare che il ferro dentro è rimasto pulito, fa pensare che che si stato fabbricato con poco cemento perché di solito un po’ rimane attaccato sopra. E' una semplice ipotesi che posso esprimere perché ne ho viste tante nei cantieri, ma sarà chi di dovere ad accertare le eventuali responsabilità. Noi aspettiamo solo la verità”.
Prima di salutarci, Marco, ci ha voluto raccontare qualche pezzo di vita condiviso con Luigi:
“Era il più grande, ha due anni più di me, e si è sempre occupato di tutti. Mio fratello era un uomo speciale, una persona molto buona che si è dato da fare nella vita per gli altri. Nel lavoro era bravo, professionale: guidava le betoniere e le pompe delle gru. Da qualche anno non avevamo contatti, ma abbiamo passato una vita insieme: le prime uscite in paese, le partite di pallone, le scuole. E’ stato il fratello migliore al mondo”.
Andrea Spadoni