Operaio rimane folgorato all'ospedale di San Luca: ricoverato in gravissime condizioni
Solo mercoledì scorso a Firenze è morto un dipendente di una ditta di pulizie per il troppo caldo
Sembra che sia stato un cortocircuito e le fiamme ad aver ferito gravemente un tecnico di 55 anni di Scandicci, in provincia di Firenze. Sono le 10 di questa mattina, venerdì 14 luglio 2023, all'ospedale di San Luca di Lucca.
Il 55enne era lì per l’installazione del secondo angiografo a servizio della Cardiologia. Un intervento, concordato con l’area tecnica, su un quadro elettrico in tensione nella zona dell’Emodinamica.
Sconosciute le cause dell'incidente
Tra le prime ipotesi sembra che ci sia stato un cortocircuito, che poi ha causato una fiammata che ha investito letteralmente il tecnico di Scandicci. Gravissime le ustioni.
Immediati i soccorsi
Sul posto sono intervenuti i soccorsi che hanno accompagnato l'uomo in codice rosso all'ospedale di Cisanello (Pisa), dove adesso è ricoverato in prognosi riservata.
"Il personale dell’ospedale ha provveduto a mettere in sicurezza l’area - hanno spiegato dall'Asl lucchese - E' in corso il ripristino l’alimentazione, che si è temporaneamente interrotta soltanto in alcuni settori dell’ospedale, in particolare Emodinamica e Blocco operatorio".
Ennesimo incidente in Toscana
Sospetta ipertermia. Sembra sia questa la causa, invece, della morte di Stefano Omastoni, 61 anni, operaio.
Morto per il troppo caldo. Un afa che non lo faceva respirare, mercoledì 12 luglio 2023, all'interno del magazzino dove stava facendo le pulizie. Omastroni, infatti, lavorava in una ditta di pulizie, la Labor Service, che opera per conto di Legnaia 1903, società agricola consortile di Sollicciano.
Qualcosa in più lo dirà l'autopsia
Sarà sicuramente l'esame autoptico a stabilire le cause del decesso. Certo è che una volta arrivato in ospedale, i medici hanno misurato una temperatura corporea che sfiorava i 43 gradi. Resterà da capire se il 61enne soffriva di malattie pregresse.
La rabbia dei sindacati
«Siamo molto arrabbiati della situazione che quotidianamente troviamo nei cantieri e nelle fabbriche del settore delle costruzioni a Firenze - ha detto Marco Carletti, segretario Generale della Fillea Cgil Firenze - Le temperature atmosferiche all’aperto superano i 38 gradi centigradi e nei capannoni industriali superano i 40 gradi, e quasi nessuna azienda ha provveduto ad organizzare zone di raffreddamento, pause di 10 minuti ogni ora, punti di distribuzione di acqua fresca.
Sono sempre più disattese le norme sulle precauzioni contro il colpo di calore. Possibile che di questa situazione ce ne accorgiamo solo noi? Solo noi andiamo nei cantieri e negli opifici? Facciamo appello a Asl e Ispettorato del lavoro: possibile non riescano a vedere nulla di tutto questo?».
E poi ancora: «Ogni anno è la stessa storia, siamo noi a lanciare il grido di allarme, quest’anno abbiamo cominciato tre mesi fa e nessuno ci ascolta - ha aggiunto Carletti - Al primo morto a causa del colpo di calore, come è successo a Lodi, tutti a piangere e a scrivere articoli e a prendere posizioni ipocrite. Siamo stanchi ma non rassegnati al degrado civile che avvertiamo verso le condizioni di chi si alza la mattina prima dell’alba e che, per un salario che non riesce a recuperare l’aumento del costo della vita, correndo il concreto rischio di perderla, lavora per costruire le nostre case, le nostre strade e i nostri ospedali e scuole.
Pretendiamo rispetto per chi suda lavorando, per chi con umiltà e fenomenale dignità tutti i giorni è impegnato a migliorare questo paese e questa città, con il proprio lavoro. Ora tutti insieme dobbiamo fare in modo che non si possa morire per un pezzo di pane».