Il delitto

Omicidio Vada, Antonino Fedele si è consegnato ai carabinieri

L'uomo è stato arrestato e trasferito in carcere: "Ma non volevo ucciderlo"

Omicidio Vada, Antonino Fedele si è consegnato ai carabinieri
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Dopo sei giorni di ricerche, si è consegnato ai carabinieri della caserma di Rosignano Solvay Antonino Fedele (81 anni), responsabile dell’omicidio del genero, Massimiliano Moneta (57 anni), avvenuto la mattina dello scorso 11 aprile in un dei suoi terreni agricoli a Vada. 

 

 

La questione dell'affidamento dei figli

I due si erano dati appuntamento per discutere su alcune questioni riguardanti la separazione dell’uomo, originario del Lazio, con la figlia Alessandra Fedele, 40 anni. In particolare, ciò che aveva animato la discussione ed era ormai da tempo anche motivo di una battaglia legale, era l’affidamento dei due figli, ormai adolescenti, della coppia, attualmente nel Lazio, a Guidonia, con il padre, imputato per il reato di sottrazione di minori. Quello che sarebbe dovuto essere un chiarimento si era trasformato in tragedia, come riportato dalla precedente notizia pubblicata su Prima Firenze (Omicidio Vada). L'avvocato di Moneta, rimasto in un cortile vicino ad attendere il ritorno del cliente, aveva udito gli spari e aveva dato l’allarme al 112. Da quel momento in poi, fino al momento della sua consegna spontanea ai carabinieri della stazione di Rosignano Solvay, avvenuta ieri mattina, lunedì 17 aprile, di Fedele non vi erano state più notizie. 

 

 

Due fatali colpi di fucile

L’uomo è stato interrogato dal procuratore Ettore Squillace Greco e dal pm titolare del fascicolo, Pietro Peruzzi, con l'ausilio dei militari impegnati nelle indagini. Al termine dell'interrogatorio, su richiesta della procura, il gip del tribunale di Livorno ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere e Fedele è stato trasferito alla casa circondariale Le Sughere di Livorno.

 

A darne notizia è stato il comando provinciale dei carabinieri di Livorno che, in una nota, ha spiegato: “Sebbene in una fase del procedimento nel quale non è ancora intervenuto il contraddittorio, il giudice per le indagini preliminari ha ravvisato 'indiscutibile la riconducibilità del fatto' al Fedele che ha sparato al Moneta, colpendolo due volte. La prima all'altezza dell'anca destra e la seconda al torace destro. L'uomo ha dimostrato una forza di volontà enorme ed una capacità non comune. La pericolosità del Fedele è, dunque, elevata. Appare, in definitiva, necessario limitare la libertà dei movimenti del Fedele ed ostacolare ogni ipotesi di condizionamento delle indagini”. Dalle notizie emerse, Fedele, all’interrogatorio, avrebbe dichiarato di aver sparato per colpire alle gambe il genero, senza la volontà di ucciderlo e di essere disponibile a raccontare tutto l’accaduto.

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