Frode

Nei guai rappresentante e direttore di laboratorio di una società che faceva tamponi

Nei guai rappresentante e direttore di laboratorio di una società che faceva tamponi
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Indagini partite durante il lockdown. Misure intenditrice per i responsabili di un laboratorio di diagnostica.

Nei guai responsabili di laboratorio che faceva tamponi

I militari del Comando Provinciale della Guardia di finanza di Firenze hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di applicazione di misure interdittive per la durata di 12 mesi, adottata dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Firenze – dottor Angelo Antonio Pezzuti, nei confronti del rappresentante e di un direttore di laboratorio di analisi cliniche di una società attiva nel settore della diagnostica da esami clinici con sedi operative sul territorio regionale.

Nei confronti del primo, l'interdizione opera sulla possibilità di concludere contratti con la Pubblica Amministrazionementre il secondo è stato interdetto dall’esercizio della professione di direttore del laboratorio.

L'ipotesi di reato è quella di frode nelle pubbliche forniture ex art. 356 c.p. e il provvedimento giudiziario consegue a indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Firenze, sotto il coordinamento del Procuratore Aggiunto Luca Tescarolie del Sostituto Procuratore Antonino Nastasi della Procura della Repubblica fiorentina, diretta dal dottor Giuseppe Creazzo.

Le indagini, iniziate in pieno periodo di lockdown per l’emergenza sanitaria, hanno portato a rilevare che il laboratorio della società affidataria delle Aziende Sanitarie della Regione Toscana del servizio di analisi per la diagnosi del virus Covid-19 a seguito di tampone, avrebbe proceduto al servizio difformemente da quanto stabilito in sede negoziale. I contratti stipulati a seguito delle procedure negoziali prevedevano l'effettuazione, tra l'aprile e il luglio scorsi, sino a un massimo di circa 3.000 tamponi al giorno, per un valore complessivo dell'affidamento di circa 10 milioni di euro.

In particolare, in difformità dei contratti stipulati con le aziende sanitarie, il laboratorio avrebbe utilizzato in parte un componente del kit diagnostico non previsto contrattualmente ed ad uso di ricerca.

Le indagini delle Fiamme Gialle fiorentine sono state condotte con la collaborazione di alcuni dirigenti della Regione Toscana e la consulenza di personale medico dell’Istituto Superiore di Sanità e dell'Istituto Nazionale di Malattie Infettive "Lazzaro Spallanzani" di Roma.

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