Mostro di Firenze, il cadavere di uno dei primi sospettati sarà riesumato
La moglie è convinta che Francesco Vinci non sia morto. Incarico a un genetista per comparare il dna con i figli
Poi scagionato mentre si trovava in carcere, Francesco Vinci fu uno dei primi sospettati di essere il Mostro di Firenze. Successivamente venne ritrovato carbonizzato, assieme al "servo pastore" Angelo Vargiu, in una Volvo nella campagna pisana di Chianni nell’agosto del 1993.
I dubbi della moglie
Ma era davvero il suo quel corpo? La moglie, Vitalia Melis, per oltre 30 anni, è sempre stata convinta del contarrio. E ora, affidandosi al detective David Cannella, della Falco Investigazioni di Lucca, ha ottenuto che il cadavere del sardo sia riesumato.
Il dna per fare chiarezza
L'atto avverà nei prossimi giorni: ne è già stata informata la procura. Le spoglie dimorano nel cimitero di Montelupo, il paese in cui Vinci viveva. Cannella, che ha fatto parte anche del pool difensivo di Pacciani, da sempre convinto che la soluzione del mistero del mostro stia nel primo omicidio avvenuto nell’agosto del 1968 a Signa, ha ingaggiato un genetista forense, Eugenio D’Orio, e un medico legale, Aldo Allegrini, per ricavare una dna. Alcuni mesi dopo la presunta morte di Francesco, la moglie è sicura di averlo visto. Una suggestione? Quel che è certo è che qualora fosse davvero vivo, Francesco Vinci oggi avrebbe 81 anni.
Il fratello di Vinci
C'è poi anche anche la mai chiarita fine del fratello, Salvatore. Pure lui sospettato di essere il mostro (la sua posizione venne archiviata nel 1989, con l’ordinanza Rotella, la sentenza che chiuse, almeno giudiziariamente, la “pista sarda“), alla fine degli anni ’80 sparì. Il detective Cannella è convinto che oggi sia ancora vivo e abiti in un piccolo paese della Spagna.
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Il riconoscimento con la fede e l'orologio
E Francesco? Nel 1993 il riconoscimento dei familiari, davanti a un corpo ridotto a poltiglia, venne effettuato basandosi sull’orologio e la fede. Ora si andrà appunto alla ricerca di un dna da comparare con quello dei figli. In questo modo si avrà la certezza che Vinci sia davvero morto. Ma anche un ulteriore campione genetico da consegnare alla bancadati dell’inchiesta. Perché anche secondo Cannella c'è ancora del Dna ignoto sulla tenda di Scopeti. E sullo sfondo resta anche il dubbio sul delitto dei due francesi Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot. Avvenne davvero nella notte tra il 7 e l'8 settembre 1985? O qualche giorno prima?