Dopo il malore in campo

Morte Mattia Giani, chiesta una proroga per risalire alle cause

I consulenti tecnici nominati dal Pm si pronunceranno tra due mesi. Per ora non ci sono indagati

Morte Mattia Giani, chiesta una proroga per risalire alle cause
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Ci vorranno ancora due mesi per sapere perché Mattia Giani è morto, sapere se ci siano delle responsabilità ed eventualmente di chi. Il giovane attaccante del Castelfiorentino è stato colto da un malore fatale domenica 14 aprile, mentre disputava una partita sul campo del Lanciotto a Campi Bisenzio.

La proroga chiesta dai consulenti tecnici

 

Il medico legale, la dottoressa Beatrice Defraia, incaricata dell’autopsia dalla procura insieme a un team di consulenti, aveva chiesto 90 giorni di tempo per fornire le risposte alle domande formulate dal pm Giuseppe Ledda. La relazione avrebbe dovuto essere consegnata nei giorni scorsi, ma così non è stato. I consulenti tecnici nominati dal pubblico ministero hanno chiesto una proroga. Di altri due mesi.

E' stata colpa anche dei medici?

Anche se per il momento non ci sono indagati, molto ruota anche attorno all’ipotesi di una colpa medica, da parte di chi ha certificato negli anni l’idoneità sportiva a Mattia, magari non riconoscendo una patologia al cuore. Un po' come accaduto per Davide Astori, la cui scomparsa ha porato alla condanna all'ex medico della Fiorentina, Giorgio Galanti. Assistita dall’avvocato Duccio Baglini, anche la famiglia giani ha nominato un proprio consulente per l’autopsia.

L'analisi del campione di tessuti

Nel corso dell’esame autoptico sono stati prelevati campioni dei tessuti, successivamente sottoposti a esami istologici. Proprio alcuni di questi esami, in base a quanto trapelato, sarebbero ancora in corso. Un'attività fondamentale per capire cosa abbia provocato l’arresto cardiaco che ha causato la morte del giovane sportivo. E quindi per stabilire se ci siano delle responsabilità, per esempio da parte della società di casa per quanto riguarda le regolarità dei soccorsi prestati in campo.

La verità tra due mesi

Come detto, per conoscere gli esiti degli esami ci vorrà ancora tempo, almeno altri due mesi. Poi si potrà capire se Mattia poteva essere salvato, magari dalla presenza di un medico in campo (previsto dal regolamento della Figc) o di un addetto formato all’uso del defibrillatore (previsto dalla legge).

 

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