Medico corre a salvare un paziente, ma gli portano via l’auto

L'articolo con lo sfogo del medico era uscito su Bisenziosette e Chiantisette nel numero del 5 ottobre scorso.

Medico corre a salvare un paziente, ma gli portano via l’auto
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Medico corre a salvare un paziente ma gli portano via l’auto. Il chirurgo è accusato di aver minacciato le guardie giurate del parcheggio dell’ospedale, il caso è finito davanti al giudice di pace.

L'articolo con lo sfogo del medico era uscito su Bisenziosette e Chiantisette nel numero del 5 ottobre scorso.

Corre a salvare un paziente ma gli portano via l’auto

Chiamato per operare d'urgenza un paziente in fin di vita al pronto soccorso di Careggi si è ritrovato con l'auto sequestrata e poco tempo dopo una querela al tribunale di Firenze per ingiurie e minacce.
E' successo nella giornata dell'8 luglio 2014 al dottore Carlo Bergamini, che da 12 anni è chirurgo d'urgenza a Careggi. E' stato lui stesso a ottobre a raccontare il fatto davanti al giudice di pace, dove è stato chiamato a rispondere dell'accusa di ingiurie e minacce da parte di due vigili giurati dell'ospedale.

«Quando sono reperibile vengo chiamato per i casi di urgenza in chirurgia. In questo caso si trattava di un paziente arrivato al pronto soccorso e già in sala rossa, ovvero dove si eseguono le operazioni di emergenza assoluta e con questo codice sono stato chiamato. Normalmente io mi muovo sempre con lo scooter perché è più facile trovare un posto al parcheggio di Careggi quando vengo chiamato in reperibilità. Quel giorno purtroppo avevo lo scooter dal meccanico e stavo andando proprio a riprenderlo con la mia auto quando mi hanno chiamato dal pronto soccorso per un intervento. Il codice era emergenza assoluta che significa correre immediatamente, senza lasciar passare un solo istante».

Arrivato a Careggi però il dottor Bergamini si è trovato davanti a un grosso problema.

«Il parcheggio per i dipendenti – ha raccontato subito dopo il teste sentito a difesa di Bergamini, il dottor Riccardo Somigli, medico chirurgo generale di 37 anni che poi lo aveva riaccompagnato all'uscita dopo l'intervento– dista almeno dieci minuti a piedi dal dipartimento di urgenza».

Bergamini così ha raccontato al giudice di pace di essersi trovato di fronte a una scelta: o sprecare dieci o venti minuti a cercare parcheggio e poi arrivare a piedi di corsa dal suo paziente o lasciare l'auto in un parcheggio che sapeva non essere quello giusto ma spiegando la situazione e lasciando un foglietto con il suo numero di telefono alle guardie giurate.

«Ho spiegato loro, certo in maniera concitata a causa della mancanza di tempo, ma ho precisato, che ero un medico ed ero stato chiamato d'urgenza per un'operazione al pronto soccorso. Ho detto che sapevo che il posto in cui avevo lasciato l'auto non era quello giusto ma che si trattava di un'emergenza e che se l'auto avesse dato problemi potevano chiamare al numero che avevo lasciato sul cruscotto e avrei chiesto a un altro medico di andare a spostarla».

Purtroppo però il paziente sul quale dovevo intervenire il dottor Bergamini non ce l'ha fatta.

«E' deceduto subito dopo il mio arrivo. Abbiamo provato, come di procedura, a rianimarlo ma non c'è stato niente da fare. In una situazione del genere vi lascio immaginare già quale sia lo stato d'animo di un medico».

Proprio per la velocità con cui il paziente è deceduto, lo stesso dottor Bergamini, per sua ammissione, non aveva impiegato che una ventina di minuti all'interno del pronto soccorso.

«Appena tornato fuori mi sono accorto che l'auto era sparita. Ho provato a chiedere spiegazioni alle guardie giurate (che non erano presenti in aula) ma mi sono trovato davanti a un muro. Sicuramente esasperato ho reagito con ingiurie nei loro confronti di cui non vado fiero, ma certo da parte mia non c'è stata alcuna minaccia».

Secondo l'accusa infatti il dottor Bergamini avrebbe detto alle guardie giurate frasi del tipo «Provate a venire al pronto soccorso e ve la farò pagare».
Una frase che secondo il dottor Bergamini sarebbe stata invece male interpretata perché non aveva avuto la possibilità di concluderla.

«Quello che ho detto io è stato solo “provate a venire al pronto soccorso” e la frase non l'ho mai terminata ma non voleva essere una minaccia, volevo solo dire che se fossero venuti in pronto soccorso si sarebbero resi conto che non possiamo stare a cercare un posto nel parcheggio mentre c'è un'emergenza».

Spetterà al giudice di pace il prossimo gennaio con la fine dell'istruttoria e la discussione delle parti decidere se il dottor Bergamini con quella frase abbia effettivamente voluto minacciare i due o se il suo discorso in un momento di rabbia e sconforto fosse riferito invece al fatto che i medici non possono stare a cercare parcheggio nel posto riservato che è troppo distante per chi è chiamato a salvare vite umane.

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