Magnate russo a piedi: sequestrato il superyacht di lusso
Per l'accusa non ha saldato il conto con l'azienda che ha riparato tutta la sala macchine a maggio
Il magnate russo, dopo un'intensa estate a giro fra Costa Azzurra e il sud d'Italia, è rimasto a piedi: non ha pagato la ditta di Viareggio che prima dell'estate gli aveva fatto tutti i lavori alla sala macchine e allora il super yacht di 47 metri è stato sequestrato.
Magnate russo a piedi: sequestrato il superyacht di lusso
La decisione del tribunale di Salerno, competente territorialmente, è stata netta: ha disposto ieri mattina il sequestro del mega yacht di 47 metri come richiesto dalla azienda di motori navali che ha sede a Genova, con succursale a Viareggio.
Ed era stata proprio la succursale viareggina ad aver effettuato lo scorso maggio i lavori di ripristino della sala macchina della Alalya, lo yacht di 47 metri battente bandiera dell’isola polinesiana di Tuvalu e costruito nei cantieri Isa di Ancora di proprietà della Alalya Holding Limited con sede alle isole Cayman. Società che fa capo a un magnate russo.
Secondo le ricostruzioni fatte dall’avvocato Tommaso Bertuccelli, avvocato della azienda di motori nautici che ha fatto causa al magnate russo, la società proprietaria avrebbe pagato un piccolo acconto all’azienda viareggina senza poi saldare il conto totale di circa 150 mila euro. Nel frattempo lo yacht è stato in Costa Azzurra, poi a Marina di Stabia che ricade nel comune di Torre Annunziata e infine a Marina degli Arechi nella costa amalfitana, dove è stata fermata.
Il Tribunale di Salerno ha accolto l’istanza di sequestro preventivo dello yacht e ha fissato l’udienza con la controparte per il 31 agosto. Nel frattempo lo yacht resta fermo nel porto di Marina degli Arechi con i sigilli che ieri mattina hanno apposto gli uomini della Capitaneria di Porto di Salerno.
Considerando poi il rischio che lo yacht potesse partire verso altre mete anche all’estero, il giudice ha disposto il sequestro conservativo dello yacht intimando al comandante di non far ripartire l’imbarcazione senza ordine del giudice.