La storia: artigiano tessile torna a vivere grazie al cuore di un 19enne

Queste feste le ha potute vivere a casa con i suoi cari: “Sono Fortunato di nome e di fatto”.

La storia: artigiano tessile torna a vivere grazie al cuore di un 19enne
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Ha 61 anni e adesso un cuore di un ragazzo di 19. E queste feste le ha potute vivere a casa con i suoi cari: "Sono Fortunato di nome e di fatto".

La storia: artigiano tessile torna a vivere grazie al cuore di un 19enne

La storia: artigiano tessile torna a vivere grazie al cuore di un 19enne
Pasquale Fortunato (a destra), appena trapiantato di cuore a 61 anni, e Ciro Briola (a sinistra) presidente dell’Aido Montemurlo

E’ la storia di Pasquale Fortunato, nato in provincia di Napoli ma che da quaranta anni vive a Montemurlo e fa l’artigiano tessile.
Una storia che racconta proprio le fortune e le sfortune della vita, perché così come è stato fortunato lui con il trapianto di cuore, non si può che considerare una tragica sfortuna quella che è accaduta al giovane che gli ha donato il cuore.
E’ lui stesso, Pasquale, che vuole raccontare la sua storia per sensibilizzare tutti alla donazione degli organi.

La malattia

«Soffrivo di ipertrofia cardiaca restrittiva - racconta Pasquale - ma l’ho scoperta solo nel 1994. E’ successo per caso. In quegli anni volevo iniziare ad andare in palestra, per buttare giù qualche chilo di troppo e rimettermi in forma. Feci quella prima visita medica che bisogna fare per avere il certificato e poter fare palestra. Era la palestra di Montemurlo. Me lo ricorderò per sempre. Il medico mi disse: “Questo cuore non mi convince, è meglio se vai a farti un ecocardiogramma”. Ed è stato così che ho scoperto questa mia malattia. Il medico sportivo è stato molto bravo. Anche perché circa un decennio prima quella malattia fu scambiata per un’altra cosa».

Negli anni ottanta Pasquale si dovette operare a una ciste e quel problema al cuore pensavano che fosse un soffietto.

«Certo all’epoca non c’erano tutte le attrezzature di oggi - ricorda Pasquale Fortunato - Così sono stato subito indirizzato verso Careggi e seguito dal dottore Iacopo Olivotto con cui in tutti questi anni ho fatto un percorso in attesa di un trapianto».

Il rischio dell'infarto

Una malattia per cui Fortunato era a rischio infarto con un ventricolo molto più grande dell’altro.
E a febbraio di quest’anno il dottor Olivotto spiegò a Fortunato che questo era il momento decisivo per fare questo trapianto.
«In pratica a 61 anni io mi ritrovavo con il cuore di un uomo di 90: ormai non riuscivo a fare più di pochi metri senza avere il fiato corto. Questa estate per esempio al campeggio non riuscivo ad andare fino alle docce senza fermarmi un attimo», racconta Fortunato.

Una situazione ormai insostenibile

«Il dottor Olivotto mi aveva detto che questo era il momento giusto anche perché se avessi sorpassato i 65 anni sarebbe stato molto più complicato riuscire ad avere questo trapianto».
Così insieme decisero di iniziare l’iter per il trapianto fissando un primo appuntamento a Siena, all’ospedale Scotte. Un appuntamento fissato per l’8 maggio dove la dottoressa Sonia Bernazzali lo mise subito in lista per il trapianto.

«In questi mesi ho continuato a fare i soliti esami di routine, poi il 25 luglio la dottoressa mi disse di stare in guardia perché mi potevano chiamare in qualsiasi momento. Mi chiese anche dove andavo in vacanza proprio per accertarsi che fosse vicino perché nel caso di una chiamata in poche ore dovevo essere allo Scotte di Siena».

Un bel finale per Pasquale

La telefonata è arrivata il 9 agosto.
Il 10 agosto alle sei del mattino Pasquale Fortunato ha avuto il trapianto di cuore.

«Sono Fortunato di nome e di fatto. Sia l’operazione che la post-operazione è andata benissimo, senza alcun intoppo. Si è meravigliata anche la dottoressa Bernazzali: il terzo giorno ero già sveglio e il quinto giorno dopo l’operazione volevo già scendere dal letto e i dottori ebbero il loro bel da fare per rimettermi in riga. Mi sentivo bene, come forse non mi sono mai sentito. Il 29 agosto, un mese e mezzo fa, sono stato dimesso. Devo dire che sono tornato quello di quaranta anni fa, anzi con il cuore nuovo sto meglio di quando avevo venti anni. Adesso faccio anche due chilometri a piedi senza fermarmi mai. Un grande successo per me. Sono una persona completamente diversa da quella che ero fino al 9 agosto».

Il pensiero di Pasquale va prima di tutto ai genitori del ragazzo che gli ha donato il cuore.

«Ovviamente non mi hanno detto chi era il ragazzo. So solo che si tratta di un 19enne del nord Italia. Mi hanno raccontato la sua storia, è morto per un tamponamento. Stava prendendo il Cid in macchina quando è passato un Suv e lo ha travolto. Un destino crudele. Io non posso che ringraziare pubblicamente i genitori di questo ragazzo. Con questo trapianto io sono tornato a vivere. Poi ringrazio tutto lo staff sanitario, dalla dottoressa Sara Bernazzali, cardiochirurghi e infermieri che mi hanno operato, oltre al dottor Olivotto che mi ha seguito in tutti questi anni. E un ringraziamento sincero va anche all’Aido, l’associazione per la donazione degli organi. Voglio ringraziare queste associazioni che si impegnano a sensibilizzare e dare tutte le informazioni necessarie per la donazione degli organi, è anche grazie a loro che altre persone possono continuare a vivere».

Una patologia congenita con cui Pasquale Fortunato convive da sempre e che ha anche il figlio maschio che si spera possa avere un bel finale come quello del padre.

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