Il mitico «Cecio» va in pensione

Il mitico «Cecio» va in pensione
Pubblicato:
Aggiornato:

A Greve in Chianti Gianluca Cecionesi chiama a raccolta gli amici per festeggiare la meritata pensione. L’intervista uscita su Chiantisette del 29 novembre 2019.

Il mitico «Cecio» va in pensione

«Un minuto e sono lì». Dall’altra parte del telefono c’è Gianluca Cecionesi, per tutti «Il Cecio». Forse qualcuno se lo sarebbe aspettato arrivare a bordo di una macchina o semplicemente a piedi. Ma no: lui sfreccia in piazza Matteotti a bordo di una Ape di color blu intenso (con cui posa nella foto), dipinta con i fiori. Soprattutto margherite e non solo. Se non si fosse capito, nel tempo libero è un giardiniere.


Cinquantotto anni compiuti, una vita nella attuale Cementir Sacci fino al giorno tanto atteso: la pensione. Anche se, se sia felice o meno del traguardo raggiunto, ancora lo deve decidere. «Non so come sarà non andare più tutti i giorni a lavorare. Dopo tutti questi anni siamo diventati una grande famiglia o, come la chiamo io, il mio asilo», ha detto.
Occhiali da sole alla moda, Cecio ha deciso di regalarsi una grande festa. Così ha dato appuntamento a parenti, amici e colleghi al Caffè le Logge questa sera. Nulla è stato lasciato al caso. Perfino la locandina che annuncia la festa e dove è stato raffigurato un pensionato che guarda i cantieri. Ma lui è certo che la fine di quelli che fissano i cantieri non la farà visto le tante passioni.

«Ho iniziato a lavorare che avevo 14 anni: nel lontano 1975. Inizialmente facendo il ferro battuto. Poi da lì sono andato al calzaturificio Lusi fino ad entrare nella Sacci. In questi 39 anni ho visto e vissuto tutti i passaggi che ci sono stati nel cementificio. Il lavoro era diviso a turni a ciclo continuo: attaccavo alle 22 fino alle 6 o altrimenti la mattina. Difficile da conciliare il tutto. I sacrifici sono stati tanti. Alla fine va a finire che sei più a lavoro che a casa».

Cosa faceva nello specifico?
«Ho iniziato ai mulini del cemento. Poi sono finito nel laboratorio chimico, come calcimetrista. Abbiamo passato le vicende delle fusioni, quattro anni di cassa integrazione. Insomma, dei momenti belli e difficili».

Un lavoro faticoso e importante
«Se pensa che metà della mia vita li ho passati lì… Nel bene e nel male. Ma nel corso del tempo ho instaurato inevitabilmente delle amicizie. Tanti anche gli aneddoti di questi anni. Come gli scherzi che ci siamo fatti tra i colleghi. Una volta un collega è andato a finire nella farina (cemento, ndr). Quante risate».

È un traguardo importante. È contento?
«Se in un posto ci stai male, forse non vedi anche l’ora di andartene. Nel mio caso invece lascio quaranta anni di amicizie. Vado via anche un po’ malvolentieri, se proprio devo dirla tutta» .

Di solito i pensionati guardano i cantieri?, lo farà anche lei vista la locandina?
«No, io farò il giardiniere nel mio tempo libero. La mia Ape fiorita lo dice. È una passione che ho sempre avuto sin da giovane. Sono un autodidatta, ma diciamo che me la cavo bene. Adesso ci sarà però tempo anche per impegnarmi di più nel volontariato. È importante impegnarsi nel sociale. Sono stati tanti i ragazzi che ho visto passare dall’Avg».

Oggigiorno i giovani si lamentano del poco lavoro. Cosa direbbe ad un ragazzo che si approccia oggi al mondo lavorativo?
«Direi di non stancarsi a imparare un mestiere. Tutto si può fare per passione. Io, per esempio, quello di giardiniere ho iniziato dalla mia siepe di casa. Poi da lì ho cominciato a dare una mano al vicino di casa e così via. Un tassello dopo l’altro. Adesso, invece, sono a festeggiare un momento importante e sono felice perché ci sono arrivato in buona salute»

Seguici sui nostri canali