Il Comune di Firenze ha emesso un nuovo ultimatum nei confronti della struttura situata nell’ex Convitto della Calza, a seguito di due sanzioni da 4.400 euro comminate nelle scorse settimane.
L’amministrazione ha imposto la cessazione di ogni attività turistico-ricettiva e commerciale autonoma, incluso il ristorante aperto al pubblico, entro novanta giorni. In mancanza di un ripristino della destinazione prevalente a centro benessere, saranno adottati ulteriori provvedimenti.
Nel frattempo, la proprietà – Domus Rex e La Calza Srl – ha richiesto un incontro per chiarire quali servizi siano realmente consentiti, considerata l’incertezza normativa riguardo alla foresteria.
Contestazione dell’uso irregolare
Ieri è stata emessa una nuova ordinanza di cessazione dell’uso irregolare, basata su accertamenti della polizia municipale. Il documento evidenzia che l’attività principale di spa non è stata avviata, mentre ai piani superiori è stata attivata una struttura ricettiva autonoma, con spazi di benessere accessori. Questa situazione rappresenta un’inversione totale rispetto al progetto approvato, configurandosi come un cambio d’uso non consentito dalle normative urbanistiche.
Le camere non sarebbero destinate esclusivamente agli ospiti della spa, ma costituirebbero il fulcro di un vero e proprio resort. Anche il ristorante è oggetto di contestazione, considerato incoerente con l’utilizzo riservato ai soli clienti del centro benessere.
Le restrizioni nell’area Unesco
Il caso della Calza si inserisce nel contesto delle regole che vietano la creazione di nuove strutture ricettive nella zona Unesco. Secondo il Comune, l’attuale configurazione del complesso rappresenterebbe un tentativo di eludere tali divieti, mascherando una non operativa spa. La presenza delle camere su piattaforme online, prima della loro rimozione, è stata interpretata come un chiaro segnale della vocazione ricettiva del complesso.
Le reazioni dei comitati cittadini
Il Comitato Salviamo Firenze ha espresso un forte dissenso. Il portavoce Massimo Torelli ha definito la struttura un «albergo mascherato» e ha criticato il margine di novanta giorni concesso alla proprietà, che, secondo lui, permette la continuazione di un’attività non conforme. “Speravo in una chiusura immediata”, ha dichiarato, descrivendo l’eventuale apertura della spa come un’operazione “di facciata” che non risponde alle reali esigenze della città.