Gkn, il 30 dicembre i licenziamenti. Gli operai: "Festeggiamo Capodanno insieme"
Il messaggio dello storico Alessandro Barbero per i lavoratori
"Abbiamo un progetto industriale: pannelli fotovoltaici e cargo bike. Vogliamo i 400 posti di lavoro che hanno bruciato". A parlare sono i lavoratori della ex Gkn cui licenziamenti scatteranno il primo di gennaio. E' un appello di lotta operaia, di resistenza quello dei 185 operai che sono ancora davanti alla fabbrica da 1000 giorni. Stoici nel difendere e impedire che l'azienda venga smantellata. Adesso l'ultimo appello. Ed è quello di fare festa sì.
"Il 31 dicembre non sarà una festa. C’è poco da festeggiare - hanno scritto nel loro appello - Ma sarà una festa. Perché nessuno ci toglie la gioia di un abbraccio. Non sarà un concerto, ma un'azione di lotta. Ma ci sarà un concerto. Veglia, comizio, lotta, musica. Si parlerà di licenziamenti ma anche di tutto il resto del mondo: giustizia climatica, massacro a Gaza, escalation bellica, violenza di genere ecc".
Po ancora: "E’ la “nuova normalità” a cui ci costringono i licenziamenti per Capodanno in un mondo che affonda e brucia. Siamo in attesa della sentenza sulla condotta antisindacale, ma il 31 dicembre sarà comunque confermato".
Barbero: "La loro storia entrerà nei libri"
E il tam tam sui social è già virale. A unirsi anche lo storico, Alessandro Barbero. Ha affidato le sue parole a un video.
"I licenziamenti dei lavoratori Gkn (…) - ha detto - dimostrano l’indifferenza del sistema per cui viviamo per gli esseri umani e per il territorio. Gli uni e gli altri l’altro sfruttati e spolpati fino all’osso e poi gettati via. Ma dimostrano anche l’indifferenza per la memoria, per la storia, per l’identità. Anche se poi queste parole in una certa propaganda sono ripetute tutti i giorni e strumentalizzate. Nell’Italia del 21° secolo la Gkn è già storia.
La lotta dei suoi operai è già una vicenda che entrerà nei libri - ha sottolineato - L’unica cosa che non è ancora decisa è se ci entrerà come resistenza di un mondo sconfitto o come la prova che le apparenze ingannano e che il capitalismo avanzato che oggi domina il mondo non ha ancora vinto o magari come la prova generale di un futuro diverso. Gli storici sul futuro non hanno giurisdizione.
E’ chi lotta che contribuisce a crearlo. (…) Perché sia un anno nuovo e non solo il nuovo anno".
E poco importa se ci sarà l'incognita del meteo. Tanto in questa storia di incognite ce ne sono molte. "Poche certezze", scrivono i lavoratori.