False fatture nel settore conciario a Pisa, sequestri per 740mila euro
Le aziende coinvolte operano tutte nel settore della produzione e commercio all’ingrosso di cuoio e di pelli gregge e lavorate
False fatture nel settore del conciario. Ben 17 persone denunciate e 13 società coinvolte, 14 sequestri per un totale di 740mila euro. E' il bilancio dell'operazione del nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Pisa.
In carcere sono finite tre persone, altrettante agli arresti domiciliari. Tutte operanti nel settore conciario.
Le indagini iniziate un anno fa
Le indagini, durate circa 1 anno e condotte con l’impiego di intercettazioni telefoniche, intercettazioni tra presenti, video riprese, appostamenti ed incroci delle risultanze delle banche, ha permesso di individuare un peculiare meccanismo fraudolento in ordine a reati di natura penal-tributaria, tra cui, l’emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e la dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.
Una organizzazione ben collaudata
Stando alle indagini della finanza gli indagati erano impegnati in un sistema di società che effettuava: operazioni commerciali di merce reale, tendenzialmente “a nero”, ossia senza fattura; operazioni meramente cartolari, supportate da fatture oggettivamente inesistenti e fittizi documenti di trasporto, emessi nei confronti dei clienti richiedenti e movimentati anche grazie al coinvolgimento di compiacenti autotrasportatori.
Le forniture fittizia venivano pagate tramite bonifico o con emissione di ricevute bancarie, a cui seguiva la puntuale retrocessione in denaro contante delle somme pagate dal cliente, al netto di una “provvigione” che si aggirava tra il 3% e il 10% dell’imponibile della fattura.
Il denaro contante necessario per tali restituzioni veniva reperito mediante multipli “canali” di approvvigionamento, ossia dai proventi delle vendite a nero, nonché dalla complicità di una famiglia di imprenditori di origini siriane nonché da altri soggetti compiacenti localizzati in Campania.
Tramite tali condotte, i destinatari ultimi di tali documenti ottenevano notevoli illeciti vantaggi, tra cui un’indebita detrazione dell’I.V.A., la contabilizzazione di un costo a decremento del reddito d’impresa e una cospicua somma di denaro in contanti che, fraudolentemente sottratta alla società, veniva rimessa nelle mani dell’imprenditore ed utilizzata per i fini più disparati.
Le aziende coinvolte operano tutte nel settore della produzione e commercio all’ingrosso di cuoio e di pelli gregge e lavorate. Lavorano soprattutto nel comprensorio del cuoio della provincia di Pisa, ma anche in Campania, Marche e Veneto.
Il procedimento penale è attualmente in corso e, per il principio di presunzione di innocenza, la responsabilità delle persone sottoposte ad indagine sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.