IL RISARCIMENTO

Disabile dalla nascita per un farmaco assunto dalla mamma in gravidanza: 53enne vince la causa

L'uomo riceverà l'indennizo rivolto a tutti coloro i quali hanno subito malformazioni a causa della talidomide

Disabile dalla nascita per un farmaco assunto dalla mamma in gravidanza: 53enne vince la causa
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Un 53enne nativo di Lucca ha vinto la causa nei confronti del ministero della Salute ottenendo l'indennizzo previsto dalla legge per tutti coloro i quali hanno dovuto subire malformazioni fisiche a causa della talidomide. L'uomo è nato con una malformazione al braccio e verrà ora risarcito - quantomeno in termini monetari - dopo la decisione del giudice di dargli diritto ad un vitalizio bimestrale.

Il ministero pagherà anche gli arretrati

Il verdetto segue una giurisprudenza ormai consolidata negli anni. Il 53enne lucchese non solo avrà diritto ad un vitalizio bimestrale ma il ministero dovrà pagargli anche gli arretrati a partire dal gennaio 2008 per un totale di oltre 150mila euro.

Per il consulente del Tribunale la malformazione ai danni dell’uomo "è stata provocata dall’assunzione da parte della madre durante il primo periodo della gravidanza di farmaco contenente Talidomide", riporta Il Tirreno.

La storia della talidomide: fu ritirata nel 1961

La talidomide fu inventata in Germania a partire dagli anni Cinquanta dalla ditta tedesca Chemical Industry Basel e comprata nel 1957 dalla Chemie Grünenthal. Fu venduto come come sedativo, ipnoticoe anti -nausea. Proprio per quest'ultimo effetto fu somministrato alle donne durante la gravidanza per combattere la tipica nausea.

Dopo aver acquistato la licenza anche altri paesi, come la Gran Bretagna e la Svizzera, provarono l'innocuità assoluta del farmaco sugli animali ma nessun esperimento fu fatto su animali in stato di gravidanza prima che venisse approvato il suo impiego nelle donne incinte.

Il farmaco fu ritirato dal commercio alla fine del 1961 - in Italia nel settembre 1962 - dopo essere stato diffuso in cinquanta paesi sotto quaranta nomi commerciali diversi. Il ritiro fu dovuto proprio poiché le donne trattate con talidomide davano alla luce neonati con gravi alterazioni congenite dello sviluppo degli arti, ovvero amelia (assenza degli arti) o vari gradi di focomelia (riduzione delle ossa lunghe degli arti), generalmente più a carico degli arti superiori che quelli inferiori.

L'indennizzo riconosciuto in Italia

Dal 5 ottobre 2009 lo Stato italiano riconosce un'indennità mensile alle vittime della talidomide nate tra il 1959 e il 1965. Il 20 agosto 2016 il parlamento italiano ha poi approvato una legge strutturata come una proroga della precedente del 2009, fissando un limite massimo di dieci anni per chiedere l'indennizzo.

Il 17 ottobre 2017, seppur con sette mesi di ritardo rispetto alla previsione (febbraio 2017), il Ministro della salute Beatrice Lorenzin ha firmato il decreto per sbloccare gli indennizzi, dando la possibilità di fare domanda anche alle vittime nate nel 1958 e nel 1966, oltre a tutti i soggetti presentanti malformazioni compatibili con la sindrome da talidomide.

La talidomide oggi

La talidomide oggi viene utilizzata in associazione ad altri due principi attivi - il melfalan e il prednisone - per il trattamento del mieloma multiplo (un particolare tipo di tumore maligno che colpisce alcuni tipi di cellule del sistema immunitario, le plasmacellule).

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