Corruzione carabinieri, Sergio Turini non risponde al gip. Lascia dichiarazioni spontanee: "Non c'è stata corruzione"
Un’inchiesta, quella che ha coinvolto il tenente colonello, che si compone di oltre duemila pagine e che negli ultimi giorni è andata avanti
Non ha risposte alle domande del giudice per le indagini preliminari Sergio Turini, l’ufficiale dei carabinieri arrestato a Prato nell’ambito di un’inchiesta per corruzione. Le accuse parlano di un presunto "giro" tra l’ufficiale e alcuni imprenditori cinesi. Si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip, in occasione dell’interrogatorio di garanzia presso il tribunale a Firenze, ma ci ha tenuto a ribadire, in una dichiarazione spontanea, che "non c'è stata corruzione".
Oltre 200mila pagine e ore di intercettazioni
Un’inchiesta, quella che ha coinvolto il tenente colonello, che si compone di oltre duemila pagine e che negli ultimi giorni è andata avanti, raggiungendo la casa e l’azienda di Riccardo Matteini Bresci, imprenditore pratese di 66 anni, ad del Gruppo Colle, colosso delle tintorie, oltre che presidente della sezione moda di Confindustria Toscana nord.
Nell’indagine, che ha portato all’arresto del tenente colonnello, per possibili favori ad imprenditori italiani e cinesi, è indagato anche un investigatore privato, Roberto Moretti, torinese di 66 anni.
Dalle carte emergerebbe un sodalizio fra i tre fatto di favori reciproci per i quali Turini si sarebbe mosso, nelle sue funzioni di ufficiale. Il carabiniere, oltre che di corruzione, deve rispondere anche di atti contrari ai doveri d’ufficio, accesso abusivo al sistema informatico (sdi) e peculato.
Le cene in caserma e i contatti con i politici
A parlare del sodalizio di Turini con i politici è un altro carabinieri durante l'interrogatorio.
"Ebbe un accesso ispettivo da parte di forze di pg (polizia giudiziaria, ndr) congiunte — rivela dell'interrogatorio di un altro militare, il quotidiano La Repubblica — in occasione di quel controllo lo conobbi e poi lo incontrai un altro paio di volte: una volta perché facemmo un rapporto comandi di stazione presso la sua ditta e una volta a una cena presso la stazione di Vernio.
Una delle classiche cene che Turini organizzava per amalgamare il reparto con i sindaci e gli imprenditori — conclude — Non so però perché organizzasse queste cene e invitasse gli imprenditori".
L'interferenza di Giorgio Silli
A destare sospetti e volerci vedere chiaro anche una lettera inviata al comandante della compagnia da parte di Giorgio Silli, sottosgretario al Ministero degli Esteri. In quella missiva si richiedeva di rinviare il trasferimento di Sergio Turini.
"Matteini è uno degli imprenditori più attivi nel contrasto all’illegalità cinese e ha molto a cuore che il distretto parallelo non si allarghi eccessivamente — la testimonianza di Silli, che non risulta indagato — venne da me una volta a Roma e successivamente a Prato (...) con l’occasione mi disse che avrebbero trasferito anche il comandante della compagnia, che conoscevo ma con il quale non avevo una consuetudine di frequentazione.
A fronte della richiesta di un imprenditore così importante e rappresentativo (…) in assoluta buona fede inviai una lettera al comandante dell’Arma, che è stata poi regolarmente protocollata".
Devono essere ancora fissati, invece, gli interrogatori di Riccardo Matteini Bresci, Ad del Gruppo Colle, e di Roberto Moretti, entrambi ai domiciliari con l’accusa di corruzione.
E in questa vicenda ancora da molti punti oscuri e dove dalle perquisizioni dei ros emergerebbero collegamenti con la massoneria, ci sono altri due carabinieri indagati: un appuntato della compagnia di Poggibonsi, in provincia di Siena, accusato di peculato, e un altro militare per omessa denuncia.