La sentenza

Condanna definitiva per Verdini: 5 anni e mezzo per bancarotta

Denis Verdini sta già scontando alla detenzione domiciliare, per motivi di salute

Condanna definitiva per Verdini: 5 anni e mezzo per bancarotta
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Condanna confermata in Cassazione per Dennis Verdini, ex senatore, condannato a cinque anni e mezzo per il fallimento della società che pubblicava il Giornale della Toscana.

La sentenza è arrivata ieri, martedì 28 novembre 2023. L'ex leader di Ala dovrà scontare una condanna di 5 anni 6 mesi per bancarotta fraudolenta nel fallimento della Società Toscana di Edizioni che pubblicava, appunto, il Giornale della Toscana.

Confermate anche le condanne degli altri imputati, fra cui 5 anni all'ex deputato di Forza Italia Massimo Parisi, 3 anni ciascuno a Girolamo Strozzi Majorca, Pierluigi Picerno e Gianluca Biagiotti in qualità di amministratori della Ste in varie fasi.

Il procuratore generale della Cassazione aveva chiesto l'annullamento della sentenza della corte di appello di Firenze nel maggio 2022 ma i giudici hanno dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dagli imputati.

Il politico toscano si trova ai domiciliari

Denis Verdini sta già scontando alla detenzione domiciliare, per motivi di salute, nella sua abitazione di Firenze, una precedente condanna definitiva a 6 anni 6 mesi per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino, la banca di cui è stato presidente 20 anni.

Nelle motivazioni del giudice sono stati evidenziati anche i 3 milioni di euro versati per sistemare l’esposizione della Ste verso il Credito cooperativo Fiorentino.

"La ragione economica che ha spinto Verdini a corrispondere al Bccf quella somma era connessa al ruolo di fideiussore — scrive Repubblica, anticipando le motivazioni — tanto che poi si è insinuato nel fallimento della Ste. Ma non ha compiuto, secondo i giudici d’appello, una reintegrazione del patrimonio della società".

Tra le condanne per Verdini anche un’altra bancarotta di un’impresa edile in rapporti sempre con il Credito cooperativo fiorentino. Tre anni e dieci mesi la pena stabilita in appello e confermata dalla Cassazione.

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