una situazione al collasso

Carceri: i Radicali denunciano Nordio per tortura. A Prato la sindaca lo invita a visitare la Dogaia

E' sempre più complessa la situazione dei penitenziari in Toscana. Ieri, martedì 30 luglio, a quello di Sollicciano ha fatto visita una delegazione dei Radicali e ha toccato con mano tutti i limiti

Carceri: i Radicali denunciano Nordio per tortura. A Prato la sindaca lo invita a visitare la Dogaia
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E' un'estate che rischia di esplodere ancora e di nuovo quella nel carcere di Sollicciano. Ma se allarghiamo lo sguardo, le condizioni dei penitenziari -  pessime, per qualcuno persino disumane -  riguardano tutta la Toscana.

A Prato, alla Dogaia, negli ultimi sette mesi ci sono stati 3 suicidi. L'ultimo la notte tra sabato e domenica, 27 e 28 luglio 2024. Ad essere chiamato in causa il ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

Visita dei radicali a Sollicciano: Denunceremo Nordio per tortura

"Abbiamo trovato un carcere che a nostro avviso non rispetta assolutamente lo stato di diritto e la Costituzione, è una struttura totalmente illegale. Denunceremo Nordio per tortura". A dirlo è Filippo Blengino, a capo della delegazione dei radicali che ieri mattina, martedì 30 luglio 2024, ha visitato il carcere di Sollicciano.

"Riteniamo - ha detto - che qui i detenuti stiano subendo una vera e propria tortura.

Abbiamo trovato una presenza di detenuti sproporzionata, un sovraffollamento importante, sezioni chiuse. Si percepisce anche una scarsa igiene, detenuti ci hanno raccontato di letti pieni di insetti e gambe divorate, e del proposito di togliersi la vita.

Lo scorso anno sono stati tre, oltre a centinaia di atti di autolesionismo. Ci sono problemi psichiatrici allarmanti, un reparto in cui si sentono sbattere le porte continuamente e in cui si vedono le persone con lo sguardo assente, che poi cercano di togliersi la vita. Non comprendere che questo è l’emblema del fallimento dello stato di diittto e non volere intervenire significa non aver compreso il significato della Costituzione".

Anche da Prato hanno chiamato in causa il ministro

La sindaca di Prato, Ilaria Bugetti, insieme al presidente del Consiglio comunale Lorenzo Tinagli hanno preso carta e penna e hanno inviato una lettera al ministro chiedendo un intervento immediato, oltre ad invitarlo a visitare il penitenziario pratese.

"Signor Ministro, nella serata di sabato 27 luglio, il carcere di Prato è stato teatro del sessantesimo suicidio in un istituto di pena italiano - si legge nella lettera -  Sono numeri preoccupanti che rappresentano una situazione di emergenza purtroppo comune su tutto il territorio italiano.

Una condizione che allontana l’obiettivo di un pieno raggiungimento dell’articolo 27 della Costituzione, laddove il carcere svolge sempre meno la funzione rieducativa della pena, come testimoniato dai numeri sul tasso di recidiva.

La Casa Circondariale La Dogaia di Prato si è guadagnata un grave primato. Una macchia indelebile per la nostra città che crediamo meriti l’attenzione Sua e del ministero che dirige".

La sindaca ha elencato tutti i problemi all'interno dell'istituto penitenziario.

"La Casa Circondariale La Dogaia di Prato è un istituto penitenziario complesso per tipologia di detenzione, per numero di detenuti, per una elevata percentuale di stranieri e per un elevato numero di detenuti con problemi psichiatrici.

Il carcere di Prato attualmente non ha un direttore titolare. Non ha un comandante titolare. Ha una gravissima carenza di organico di Polizia Penitenziaria, soprattutto per quanto riguarda ispettori e sovrintendenti.

Si trova in una condizione di sovraffollamento. Non è in grado di garantire una adeguata assistenza medica, nonostante l’incredibile sforzo del personale competente. Non è in condizione di seguire e sorvegliare adeguatamente i detenuti con problemi psichiatrici riconosciuti. Non ha mediatori culturali sufficienti a gestire un’alta percentuale di stranieri .

La nostra non vuole essere una richiesta pretestuosa, ma un sincero tentativo di migliorare la condizione del carcere della nostra città".

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