Cane affogato a Bellosguardo: le motivazioni del lastrigiano responsabile dell'atroce gesto
La persona, sentita inizialmente come persona informata sui fatti dalla polizia giudiziaria, in un primo momento ha rilasciato delle indicazioni forvianti ma poi è stato incastrato dalle prove documentali acquisite ed ha ammesso la proprie responsabilità.
Un lastrigiano è stato fermato per il cane affogato nel lago Bellosguardo. L’uomo non ha saputo fornire motivazioni plausibili se non affermare di aver trascorso un periodo difficile, pieno di stress.
Cane affogato a Bellosguardo: le motivazioni del lastrigiano
Finalmente la svolta. Nei giorni scorsi si sono concluse le indagini avviate dopo il ritrovamento della carcassa del cane fatto annegare nel lago Bellosguardo ed è stato individuato il presunto responsabile. Come noto nel mese di luglio un cittadino notò uno strano involucro di colore marrone galleggiare nel lago di Bellosguardo, nei pressi di Villa Caruso. L’intervento delle guardie zoofile dell’Enpa di Firenze aveva permesso di rinvenire la carcassa di un cane di piccola taglia dolosamente annegato dopo essere stato legato ad un pesante sottovaso. Un fatto atroce che fin da subito aveva indignato tante persone.
Il ritrovamento della carcassa
L’intervento delle guardie zoofile dell’Enpa, con la partecipazione operativa del personale dei vigili del fuoco di Firenze ovest, svolto alla rimozione della carcassa dell’animale, aveva dato immediatamente origine all’accertamento verificando che l’animale era stato dolosamente annegato. Il fatto, lo ricordiamo, era avvenuto nella parte opposta all’ex ingresso principale del lago, l’accesso è delimitato da uno stretto sentiero immerso nella vegetazione e viene supposto che l’individuo che ha compiuto l’atto aberrante sia stato ben determinato dal compimento dell’azione criminosa, portandosi a seguito il pesante contenitore in coccio, per poi agganciarlo al guinzaglio e gettare l’animale nell’acqua profonda. Peraltro la zona risulta impervia, difficilmente raggiungile anche a bordo dell’auto ed è conosciuta solo da chi frequenta la pesca sportiva o dai residenti delle abitazioni sparse nella zona. Le indagini eseguite dalla sezione investigativa per la tutela animali del nucleo provinciale guardie zoofile dell’ente nazionale per la protezione degli animali, hanno permesso di ricostruire la dinamica dei fatti e individuare il presunto responsabile dell’azione criminosa della morte del cane: un quarantenne residente a Lastra a Signa.
La motivazione
La persona, sentita inizialmente come persona informata sui fatti dalla polizia giudiziaria, in un primo momento ha rilasciato delle indicazioni forvianti ma poi è stato incastrato dalle prove documentali acquisite ed ha ammesso la proprie responsabilità. Il verbale di polizia giudiziaria è stato così interrotto per l’emergere della responsabilità oggettiva sui fatti rilevati, mentre gli atti sono stati trasmessi alla competente procura della Repubblica di Firenze che conduce le indagini per i provvedimenti conseguenti. Non c’è dubbio che le guardie dell’Enpa abbiano lavorato in modo eccelso, riuscendo in poco tempo a rintracciare il responsabile del fatto. La notizia è rimbalzata, immediatamente, in tutta Italia.
Sulle colonne del nostro giornale Alessandro Quercioli, dirigente del nucleo guardie zoofile, fin dalle prime ore successive all’uccisione del cane, aveva richiesto la massima collaborazione da parte dei cittadini, in particolar modo da coloro che risiedevano nei pressi del lago. «L’uomo rintracciato – ha proseguito Quercioli – non ha saputo fornire motivazioni plausibili se non affermare di aver trascorso un periodo difficile, pieno di stress». Al riguardo, probabilmente, adesso dovranno essere accertate le condizioni psichiche del responsabile del gesto aberrante. Da parte dell’Enpa c’è tuttavia la soddisfazione per essere riusciti, in poco tempo, ad individuare la persona. «Come sempre – ha continuato il dirigente – in questi casi occorre fare in fretta senza lasciare nulla al caso. Abbiamo sfruttato fin da subito gli elementi essenziali che avevamo a nostra disposizione e questo ci ha portato in breve tempo all’individuazione del soggetto». Adesso, tuttavia, spetterà alla procura procedere per il reato di uccisione di animale. L’Ente nazionale protezione animali ha reso noto che si costituirà parte civile. Al riguardo molti cittadini stanno chiedendo l’aumento delle pene per chi si macchia di questi orribili crimini ritenute troppo basse: il lastrigiano responsabile rischia tra i quattro mesi e i due anni. Per molte persone si tratta di pene superflue da innalzare qualora si verifichino fatti così odiosi.