Aveva 600 auto intestate a suo nome, scoperto pratese attivo nel traffico internazionale di veicoli
L'uomo si intestava fittiziamente e manteneva la proprietà degli automezzi, ma di fatto li esportava o li cedeva in noleggio a soggetti terzi
La Guardia di Finanza di Gorizia, al termine di articolate indagini svolte sotto la direzione della Procura della Repubblica di Prato, ha dato esecuzione ad un decreto di perquisizione e sequestro relativo ad abitazioni, aziende e depositi di autoveicoli, siti tra Firenze e Prato, rientranti nella disponibilità di un sodalizio criminale attivo nel settore dell’illecita commercializzazione di autoveicoli. I reati ipotizzati sono quelli di truffa aggravata ai danni dello Stato, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte e falsità ideologica.
Le indagini
L'indagine è partita dagli sviluppi del controllo di un autocarro con targa rumena, avvenuto nei pressi della linea confinaria Italia-Slovenia. La Guardia di Finanza di Gorizia insospettita dal fatto che l’autocarro risultasse immatricolato sia in Italia sia in Romania, hanno potuto accertare l’esistenza di un parco auto composto da oltre 600 automezzi tutti intestati ad un cittadino italiano residente a Prato con a carico numerosi precedenti penali.
Coordinandosi con la Procura di Prato, le Fiamme Gialle hanno scoperto che tali veicoli erano stati tutti acquistati dall’indagato mediante indebito ricorso alla pratica della cosiddetta "mini-voltura" ed erano posti in sospensione di tassa di possesso (ossia senza bollo auto) e concessi in uso a diversi soggetti, quasi tutti con precedenti penali e/o clandestini.
Il ricorso a tali pratiche è di fatto vietato: la legge consente infatti ai titolari di aziende operanti nel settore automobilistico di pagare a tariffe molto agevolate il passaggio di proprietà sulle autovetture e di non corrispondere la tassa automobilistica (bollo auto) fino all’avvenuta vendita delle stesse. Tuttavia, l’indagato, abusando del suo ruolo di operatore del settore della compravendita di auto, si intestava fittiziamente e manteneva simulatamente la proprietà degli oltre 600 automezzi, ma di fatto li esportava o li cedeva in noleggio a soggetti terzi, operando del tutto in nero, con la conseguenza di una non facile identificazione dei reali utilizzatori.
La maggior parte dei veicoli risultava, inoltre, gravata da fermi amministrativi derivanti dal mancato versamento di imposte sui redditi e sul valore aggiunto. Inoltre diversi veicoli erano stati distratti dall’interesse dei relativi creditori mediante illegittima esportazione all’estero.
Perquisizioni e sequestri
Le perquisizioni, eseguite nei comuni di Prato e Firenze nei confronti del soggetto italiano intestatario dei veicoli, permettevano ai Finanzieri di raccogliere ulteriori elementi probatori nei confronti di quello che si è rivelato essere un consorzio criminale composto dal pregiudicato, già oggetto di indagini, e da ulteriori due soggetti italiani ed un rumeno. Questi ultimi, in particolare, gestivano un deposito di autoveicoli di fatto adibito a discarica abusiva per rifiuti "speciali” e "pericolosi", ove erano custodite 95 autovetture (di cui una è risultata essere rubata), 3 rimorchi e 6 motocicli.
Presso un altro deposito venivano scovate altre 31 autovetture. Venivano quindi sequestrate sia l’area di discarica sia i veicoli, per un valore totale di oltre 1 milione di euro, oltre a contanti e assegni per circa 12.200 euro, trovati in casa di un indagato. Infine gli inquirenti hanno notificato oltre 300 verbali di contestazione per le violazioni al codice della strada, per un totale di sanzioni amministrative pari a circa 153.000 euro.
L’operazione ha permesso alle Fiamme Gialle di sequestrare 135 autoveicoli e oltre 12mila euro tra contanti e assegni nascosti nelle abitazioni degli indagati, nonché porre fine alle attività delittuose dei medesimi mettendo i sigilli ad un’area di circa 5.000m² che questi avevano adibita a discarica abusiva per rifiuti speciali e pericolosi. Il procedimento pende nella fase delle indagini preliminari e gli indagati devono presumersi innocenti sino a pronuncia irrevocabile di condanna.