Acqua pubblica: Carmignano, Montemurlo e Cantagallo lasciano l'assemblea del voto
“La gestione del servizio idrico integrato deve tornare al più presto nelle mani dei Comuni”.
Acqua pubblica: Carmignano, Montemurlo e Cantagallo lasciano l'assemblea del voto sulla proroga della gestione del servizio idrico integrato a favore di Publiacqua a causa della mancata condivisione di tale scenario.
Acqua pubblica: Carmignano, Montemurlo e Cantagallo lasciano l'assemblea del voto
Martedì 4 dicembre, durante l'assemblea della Conferenza territoriale numero tre dell'Autorità Idrica Toscana, i Comuni di Carmignano, Montemurlo e Cantagallo non hanno partecipato al voto sulla decisione della proroga della gestione del servizio idrico integrato a favore di Publiacqua a causa della mancata condivisione di tale scenario. Per le tre amministrazioni, anche a seguito degli esiti del referendum del 2011, “La priorità è che la gestione del servizio idrico integrato torni al più presto nelle mani dei Comuni, così da garantire ai nostri cittadini un servizio idrico accessibile e di qualità per tutti. Noi siamo convinti che debba essere superata la presenza in Publiacqua del socio privato Acea, che attraverso la quota del 40% esercita una fetta importante della governance aziendale. Per questo, secondo noi, era importante lavorare per riportare Publiacqua sotto il totale controllo pubblico già dal 2021, alla scadenza dell’attuale concessione, e non rinviare tale percorso di 3 anni. La strada che ci è stata indicata dal popolo italiano col referendum del 2011 è quella già intrapresa da molte realtà cittadine internazionali (come Parigi, dove in pochi anni di acqua pubblica sono riusciti a abbassare le tariffe e alzare gli investimenti)”.
“Secondo noi c’erano strade alternative alla proroga in grado di garantire comunque l'equilibrio economico finanziario di questo importante servizio ed il superamento al 2021 dell'attuale gestione. Non ci rassegniamo al fatto che la politica rinunci al suo ruolo di indirizzo e non accettiamo che sia condizionata da logiche aziendali e mortificata dalla logica del profitto. Noi vogliamo indicare una prospettiva politica ed intendiamo esercitare le nostre prerogative con la massima coerenza, nell’interesse dei cittadini e dei territori che amministriamo. Per quanto ci riguarda, era importante tenere fermo l'attuale scenario fino al 2021 e poter procedere concretamente nella ripubblicizzazione del servizio fin da ora. Si è scelta purtroppo una strada che non condividiamo: prorogare fino al 2024 l’attuale gestione, altri 3 anni di concessione che riallontaneranno l'obbiettivo dell'acqua pubblica al 100%. Altri anni che arricchiranno i bilanci del comune di Roma, perché il socio privato Acea è per il 51% di proprietà della capitale.
Discutibile poi il metodo di voto, circostanza che ci ha fatto non partecipare al voto per protesta, vista la scelta di mettere in votazione due proposte in alternativa che non erano sicuramente le uniche due proposte possibili sulle tariffe dei prossimi anni. Adesso l’obiettivo è tenere duro sulla ripubblicizzazione (per niente scontata) e soprattutto controllare il corretto svolgimento degli investimenti su tutti i territori, per garantire comunque il miglior servizio possibile alle nostre comunità. Ricordando sempre che l’acqua non è una merce ma il principale bene comune di tutti”.