la decisione

Accusato di aver ucciso il cognato. Per i giudici "Maiorino deve restare in carcere"

Proseguono intanto le indagini dei carabinieri per non lasciare indietro nessuna pista

Accusato di aver ucciso il cognato. Per i giudici "Maiorino deve restare in carcere"
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Deve rimanere in carcere. Non hanno dubbi i giudici del tribunale della libertà di Firenze. Daniele Maiorino, 58 anni, è indagato per l’omicidio volontario del cognato Alessio Cini. La richiesta di scarcerazione era arrivata dagli avvocati Katia Dottore Giachino del foro di Prato e Flavia Lippi, nella mattinata di venerdì 2 febbraio. Ieri il pronunciamento del giudice.

L'omicidio dell'8 gennaio

Daniele Maiorino è accusato di essere l'omicida del cognato. Secondo gli inquirenti avrebbe ucciso il cognato, colpendolo con una spranga in testa e poi ripetutamente al torace. Infine, gli avrebbe dato fuoco, mentre era ancora vivo. A monte della furia omicida ci sarebbero motivi economici. O meglio, una presunta eredità che sarebbe arrivata con la morte del tecnico tessile di 56 anni.

Proseguono le indagini

Intanto procedono le indagini. Nelle prossime settimane dovranno essere rese note le relazioni dei periti nominati dalla Procura: il medico legale che ha eseguito l’autopsia sul corpo di Cini, il genetista forense che esamina le tracce biologiche e l’ingegnere informatico che sta eseguendo la perizia sul telefono cellulare sequestrato a Maiorino.

Le intercettazioni ambientali

A incastrare Daniele Maiorino sono state le intercettazioni ambientali. Per le forze dell'ordine non ci sono dubbi. Maiorino ammette il delitto.

"Maremma ladra devo ammazzare Katiuscia", si sente Maiorino nelle intercettazioni ambientali in macchina. Maiorino è da solo, parla tra sé e sé in auto.  La sua preoccupazione è la pensione che dovrebbe spettare alla ex moglie di Cini.

E poi, l'uomo scenderebbe nei dettagli:

"L’ho ammazzato, l’ho preso a calci, gli ho rotto lo sterno e gli ho dato foco", avrebbe detto Maiorino. Pensa anche a quello che avrebbe detto agli inquirenti e giornalisti.

"Dobbiamo rilasciare dichiarazioni che siamo sconvolti...".

Proprio queste dichiarazioni saranno al centro anche della strategia difensiva degli avvocati di Maiorino. Infatti, i legali nomineranno dei periti per chiarire il testo delle frasi pronunciate dal 58enne perché non si sentirebbe il soggetto.

Cini aveva  cercato di depistare le indagini

"Sono il cognato, era una persona stupenda". E quando il giornalista gli aveva chiesto se erano lì la notte (con la sua famiglia abita nell’appartamento al piano di sotto della vittima) aveva risposto:

"Eravamo tutti a casa, ma non abbiamo visto nessuno. Mi sono accorto solo dell’ambulanza la mattina presto. Lui era su con la figlia, mentre noi giù. Alessio era una bravissima persona che lavorava e pensava alla figlia. Non aveva nemici, un’’idea ce l’abbiamo su chi potrebbe essere stato ma non mi faccia parlare, ci sono le indagini in corso".

Parole che oggi potrebbero sembrare un maldestro tentativo di depistare le ricerche degli investigatori che invece, nella notte tra giovedì 18 e venerdì 19 gennaio, dieci giorni dopo l’omicidio, sono arrivati alla conclusione che a uccidere Alessio Cini potrebbe essere stato proprio il cognato

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