una storia che tocca il cuore

A dieci anni dal trapianto, scrive alla moglie del donatore: "Grazie alla sua generosità sono tornato in vita"

Un messaggio inaspettato, ma tanto desiderato è arrivato esattamente nel decimo anniversario della morte di Roberto Cona, spirato dopo un terribile incidente

A dieci anni dal trapianto, scrive alla moglie del donatore: "Grazie alla sua generosità sono tornato in vita"
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Antonello Venditi canta «certi amore non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano». In quel caso si parla di un amore finito, ma potrebbe anche essere la frase perfetta per raccontare anche la storia di Marina Fontana e Roberto Cona.

«Ciao Marina non mi conosci, mi presento: io sono Luigi e 10 anni fa tuo marito mi salvò la vita. Domani 28 luglio sono 10 anni che sono stato trapiantato di fegato all'ospedale Cisanello di Pisa. Tuo marito sarà sempre il mio angelo».

Un colpo al cuore. Da quell'incidente al chilometro 260, in Toscana vicino Firenze, tra Rioveggio e Barberino sono appunto passati 10 anni. Inizia così la lettera che Luigi Caprara scrive alla moglie del suo donatore di fegato.

Era il 2013, quando un Tir ha cambiato completamente la vita dei due coniugi, Marina e Roberto, in viaggio da Milano in Sicilia per le vacanze. Feriti gravemente vennero trasportati all'ospedale di Careggi. Per Luigi poco dopo - 12 ore come racconta la stessa Marina - verrà dichiarata la morte celebrale. Una tragedia.

Adesso, esattamente a 10 anni dalla morte di Roberto una lettera. «Un dono speciale - racconta Marina sulla propria pagina Facebook - Un segno». Già, perché in questi anni la donna ha cercato in tutti modi di risalire chi fossero le persone che avevano ricevuto le donazioni. Una battaglia per provare in qualche modo di alleviare quel dolore che lacera l'anima.

Lo scorso 27 luglio 2023 la mail

Il messaggio è quello di Luigi, che con un incrocio dei dati è risalito proprio a Marina. Ad aiutarlo a mettere nero su bianco quelle emozioni lunghe dieci anni è stata la figlia.

«In tutti questi anni ho sempre fatto fare una Messa per Roberto, ma ho avuto il coraggio di scriverti solo adesso. Grazie infinite», scrive Luigi Caprara.

E poi la ricostruzione di questi anni, come i pezzi di un puzzle che compongono una cornice.

«Dal mese di dicembre 2013 mi sono messo al computer per rintracciare quelli che avevano donato gli organi poiché facevo la fotoferesi a Cinisello (ospedale di Pisa). Ho saputo che il mio organo veniva da Careggi. Io sono stato chiamato dall'ospedale alle ore 20.30 dicendomi che dovevo stare in ospedale entro le ore 23.30 per la preparazione».

Quel fegato era di Roberto. «La mattina presto sono entrato in sala operatoria per poi risvegliarmi a piene facoltà mentali dopo il 20 agosto 2013 -prosegue la lettera -  Perché ero talmente debilitato prima del trapianto, che ero giunto quasi alla fine».

Ad aiutare Luigi nel risalire a quello che era il suo donatore alcuni articoli sul web.

«Ho letto la vostra storia su internet e ho capito. Quel giorno era una domenica, e a Careggi quel giorno solo una persona aveva donato gli organi e solo un fegato è stato trapiantato, quello donato a me. Ancora non reggo alle lacrime ogni volta che ci penso».

Un segno inaspettato, come lo ha definito Marina, perché «grazie a Roberto e alla donazione dei suoi organi, la vita vince sulla morte, e a la salute vince su una malattia senza questo trapianto inguaribile. Sapevo già che la donazione era l'unica scelta giusta». Perché l'amore resta.

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