La sorella di Albert Einstein ha vissuto a Sesto Fiorentino: la villa disegnata da un sestese

Il primo a scoprire qual era la casa in cui per quasi 20 anni ha vissuto Maja Einstein, sorella del premio Nobel Albert Einstein, è stato Ganni Battistoni.

La sorella di Albert Einstein ha vissuto a Sesto Fiorentino: la villa disegnata da un sestese
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La sorella di Albert Einstein ha vissuto a Sesto Fiorentino: la villa disegnata da un sestese. Gianni Battistoni: «Villa Samos l’avevo disegnata da giovane».

La sorella di Albert Einstein ha vissuto a Sesto

Il primo a scoprire qual era la casa in cui per quasi 20 anni ha vissuto Maja Einstein, sorella del premio Nobel Albert Einstein, è stato Ganni Battistoni.
Battistoni, 79 anni, ha lavorato una vita alla Galileo, storico sestese si è sempre occupato della storia e della cultura della sua città.
Battistoni iniziò per caso questa ricerca, quando un amico, sapendo che lui era un matematico, gli disse: «Perché non provi a trovare la casa dove Maja Einstein ha vissuto a Sesto con il marito»?
Per lui era come cercare un ago in un pagliaio. Non esistevano informazioni di nessun tipo da cui poter partire.

La ricerca

«Io mi immaginavo solo che fosse un’abitazione di un certo tipo - ha spiegato Battistoni - Quelli erano tempi in cui le persone vivevano in molta povertà, non c’erano tante belle case, ma la loro me la immaginavo una grande e bella casa e un po’ isolata. Iniziai le mie ricerche ma con poco successo. Un giorno andai al cimitero di Sesto, e, posizionato piuttosto in alto, vidi apparire una villetta tra gli ulivi. La cercai e scoprii che era disabitata. Poco tempo dopo realizzai un libro su un grande pittore sestese, Gino Pozzi. Per farlo andai dal figlio che mi fece vedere molti dipinti del padre. Tra questi ne riconobbi uno in cui mi sembrò di intravedere la casa tra gli ulivi che già avevo visto in precedenza da quel cimitero. Chiedendo informazioni il figlio di Gino Pozzi mi disse:

“E’ uno scorcio ripreso da Campo dello Svizzero”.

E io riuscii a orientarmi perché in quel quadro erano riprese le punte del Monte Morello. Pensai così di restringere il campo di ricerca di quella villetta alla zona di Quinto. Andai dalle persone del posto».

L'indizio

Furono loro a dargli il primo vero indizio che fosse sulla strada giusta.

«Mi dissero che in quella casa ci stava uno svizzero e io sapevo che la sorella di Einstein aveva sposato proprio uno svizzero. Le persone più anziane di Quinto mi dissero che in quella casa che indicavo a suo tempo ci viveva proprio un avvocato svizzero».

Una piccola facilitazione Battistoni l’ha avuta da un parente tedesco di sua madre.
Questo parente gli disse che a Sesto veniva spesso a trovare suo padre un uomo grosso e tedesco.
«Capii che si trattava proprio di Albert Einstein», confessa Battistoni.
Ma la vera coincidenza arriva quando Battistoni improvvisamente si ricorda che quella casa tra gli ulivi in realtà lui l’aveva già disegnata da giovane.

L'amore per la pittura e il disegno della casa di Einstein

«Fin da piccolo amavo dipingere gli scorci di Sesto. Uno di questi era particolarmente piaciuto a mio zio, gli ricordava la sua gioventù, e così lo avevo regalato a lui, ma poi andandolo a ricercare mi sono reso conto che si trattava proprio di quella villetta tra gli ulivi che mi era stata indicata come la casa in cui aveva vissuto quel famoso svizzero e dove spesso andava un tedesco grosso che avevo ricondotto essere Albert Einstein: io da giovane avevo disegnato villa Samos senza saperlo».
Un segno del destino che ha permesso a Battistoni di continuare le sue ricerche in paese.

«Così trovai la figlia della domestica che andava a fare servizio proprio in casa di Maja Einstein e suo marito e attraverso i suoi racconti, che a sua volta aveva sentito dalla madre, e le varie foto, sono riuscito a realizzare un libro. “Albert soggiornò qui”».

Un volume uscito nel 1991 e che non si trova più in commercio ma che già all’epoca ebbe molto riscontro.

«Eppure nonostante tutte queste mie ricerche non ero mai riuscito a entrare nella casa che risultava disabitata».

L’occasione arrivò nel 2004

«Mi arrivò una lettera dall’università di Berna. Una professoressa stava realizzando un’opera proprio su Maja e mi chiedeva se ci potevamo vedere. Fu allora che riuscii ad avere un permesso per poter entrare nella casa che fu di Maja Einstein».

Una casa che all’epoca, negli anni Venti e Trenta, era piena di comfort, come ad esempio l’acqua potabile o addirittura l’elettricità.

«Purtroppo nel 2004 non aveva più lo sfarzo di quei tempi. All’esterno era sempre una bella casa, con un bel verde all’esterno. Ma dentro ovviamente non sembrava più così confortevole come in quegli anni. Senza contare che vicino ci hanno fatto passare i lavori della Tav e purtroppo sui muri si è visto il risultato con crepe un po’ ovunque».

La fuga di Maja

Poi nel 1938 in Italia furono emanate le leggi razziali e così Maja l’anno dopo fu costretta a partire e scappare da suo fratello in America.
Nella casa di Sesto rimase il marito, lo svizzero Winterer, almeno fino al 1951 quando anche lui decise di ripartire per tornare in Svizzera ma alla stazione di Chiasso ebbe un infarto e morì. Si chiuse così un ciclo, un vero e proprio mondo che Maja e suo marito avevano costruito intorno a quella casa, sempre piena di musica e di pittura.

Com'era Maja

«Posso dire che dalle foto che ho visto Maja non era una donna che si teneva molto per l’epoca, sempre con dei camicioni addosso e i capelli in disordine costante. Amava dare da mangiare ai polli e nel loro giardino ne avevano molti, ma allo stesso tempo adorava preparare dolci, almeno a quanto raccontava la donna di servizio: era una persona molto alla mano e socievole».

Oggi il mistero di casa Einstein però sopravvive. Bisenziosette ha trovato l’abitazione, in via degli Strozzi 9, vicino a villa Solaria: un grosso cancello con sopra incisa una “L” chiude le porte a occhi indiscreti.
Una “L” che trae le sue origini dai proprietari.

«A far costruire quella casa che poi fu venduta a Maja e a suo marito - spiega Battistoni - furono i Landini, una ricca famiglia di Prato che aveva acquistato tutti i terreni sopra Querceto. Per questo sul cancello ancora oggi si trova quella iniziale».

Un ago in un pagliaio riuscire a trovare la casa di Maja Einstein a Sesto senza nessuna indicazione, ma Gianni Battistoni, senza saperlo, questo ago lo aveva già trovato (e disegnato) da giovane.

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