Lo studio di Will media

In auto o in scooter: 8 fiorentini su 10 preferiscono i mezzi privati

In pochissimi scelgono bici o bus. In aumento i numeri della tramvia ma delle grandi città, solo Palermo "fa peggio"

In auto o in scooter: 8 fiorentini su 10 preferiscono i mezzi privati
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Secondo un report, pubblicato da Will Media (Fonte dati: Rafaci Preto-Curiel, Juan P Ospina, The ABC of mobility, Erivironment international and Cilies Moving), Firenze spicca per l’alta percentuale dell’utilizzo del mezzo privato da parte dei residenti.

Solo a Palermo si usano di più i mezzi privati

In particolare, soltanto un fiorentino su dieci si sposta a piedi o in bici. Quasi il 70% di loro viaggia in città con il proprio mezzo — macchina e scooter — o con il taxi, mentre il 20% dei residenti usa regolarmente i mezzi pubblici. Numeri che piazzano il capoluogo toscano al secondo posto italiano, subito dopo Palermo (78%). In tutte le altre grandi città, da Catania a Milano, la proporzione di cittadini che usano il proprio mezzo è minore.

La tramvia non è ancora riuscita a invertire il trend...

Uno studio mostra le luci e le ombre di una città alle prese con un epocale cambio della concezione della viabilità, quello innescato dallo sviluppo della tramvia. Le cui linee in funzione, tuttavia, non sono ancora riuscite, come mostra la ricerca, a innescare il vero cambio di rotta nella sostenibilità della mobilità a cui si mira.

...ma ha passeggeri in costante aumento

Le linee già in funzione della tramvia registrano un aumento costante di passeggeri nel 2024: secondo le stime ci saranno 40 milioni di passeggeri entro la fine dell’anno. Certamente il dato tiene conto dei turisti e dei pendolari, ma lo sviluppo complessivo della rete potrebbe creare un effetto traino anche sui residenti. 

776 mezzi ogni 1.000 persone

Per adesso però bisogna fare i conti con la crescita del tasso di motorizzazione privata, che - secondo lo studio - supera le 556 auto e 210 moto ogni mille abitanti (ogni 1000 persone ci sono 776 mezzi). Ovviamente l’impatto indiretto di questa situazione riguarda l’inquinamento atmosferico, in particolare la crescita del biossido di azoto: lo aveva già evidenziato il rapporto di Legambiente dal titolo assolutamente significativo:  "Mal’Aria 2024".

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