Franchi: gara deserta. Obbligati al piano B
Il Comune fa causa allo Stato per il definanziamento
Un niente di fatto che gela il sangue.
Franchi: gara deserta. Obbligati al piano B
La gara d’appalto per l’assegnazione dei lavori di restyling del Franchi è andato deserta. E ora si cambia di nuovo: procedura, tipo di gara, assegnazione e tempi, senza però sforare su quelli previsti da Pnrr.
Tra i sette raggruppamenti di aziende che si erano affacciati, manifestando interesse per l’appalto integrato nessuno alla fine ha presentato niente.
Hanno fatto tutti retromarcia perché l’affare non era redditizio, per i tentennamenti, le incertezze
Intanto il Comune presenterà ricorso al Tar contro lo Stato con richiesta dei danni in merito alla diminuzione di finanziamento sulla quota Pnrr del progetto, per 55 milioni di euro.
Il Comune non ci sta
È quanto comunica il Comune, in una nota.
Da Palazzo Vecchio si precisa che il Comune aveva considerato l'opzione di una gara deserta e che la nuova road map prevede "appalto di lavori su progetto esecutivo".
Con la nuova procedura, si spiega da Palazzo Vecchio, il Comune incaricherà Arup di redigere la progettazione esecutiva in meno tempo (rispetto ai tre mesi previsti per la ditta vincitrice) per poi effettuare una nuova gara sulla base del progetto esecutivo, da chiudere entro il 15 novembre e fissare l'inizio lavori a fine dicembre. Intanto il Comune procede con il progetto per lo stadio provvisorio all'attuale impianto Padovani: l'intervento, si spiega ancora da Palazzo Vecchio, "sarà inserito in bilancio con gli equilibri a luglio e quindi si procederà con appalto integrato su progetto di fattibilità, con prefattibilità a ottobre".
Sull'assenza di offerte, secondo il Comune, può aver influito "la vicenda del definanziamento sulla quota Pnrr del progetto" che ha "indotto incertezze sulle modalità di realizzazione dell'opera. Sul definanziamento né la Commissione europea né il governo hanno fornito motivazioni formali e indicazioni circostanziate, e non c'è stata risposta alla procedura di accesso agli atti attivata dal Comune".
L'obiettivo rimane stadio pronto entro il 2026.
La discolpa di Meloni
Nel frattempo il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, alza la mano per togliersi le responsabilità e attribuirle al precedente governo. Per dire che le contestazioni fatte dall’Ue per gli stadi "non sono riferibili a noi". "Non sono stata io a inserire lo stadio di Firenze nel Pnrr – spiega – Stiamo producendo molte carte cercando di dare continuità ad un piano di cui non avevamo la responsabilità".
Ma intanto la terza tranche da 19 miliardi per l’Italia non arriva, anche se lo stadio di Firenze è stato stralciato come richiesto dalla commissione europea.