Dopo l'arresto di Fiesoli

Forteto nel Mugello, fine di un'era: la cooperativa va in liquidazione

L’annuncio da parte del presidente del cda. A niente sono serviti il cambio di nome e la vendita degli edifici in cui si consumarono gli abusi

Forteto nel Mugello, fine di un'era: la cooperativa va in liquidazione
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Sta per calare il sipario sulla cooperativa agirola "Il Forteto", a Vicchio nel Mugello che era rimasta in piedi nel corso degli anni nonostante lo scandalo che aveva coinvolto la comunità di recupero per minori, luogo di maltrattamenti e abusi sui giovanissimi del guru, Rodolfo Fiesoli.

La messa in liquidazione

Il Cda ha annunciato la messa in liquidazione degli imputati e la cassa integrazione speciale per i lavoratori. Il presidente Maurizio Izzo ne ha dato l'annuncio ai 67 soci tra soci e dipendenti che erano riuniti in assemblea: senza un compratore sarà dunque fallimento. E dire che dopo gli arresti e le sentenze per i membri della "setta", il Cda le aveva provate tutte per portare avanti la cooperativa, dal cambio di nome (in Forte Mugello) alla vendita degli edifici in cui si consumarono gli abusi fino alla scelta di sfrattare gli ultimi fedelissimi di Fisoli che ancora occupavano l'edificio principale. Sforzi vanificati dal fatturato inesorabilmente in discesa.

Il videoservizio di Italia7, televisione del nostro gruppo editoriale Netweek:

 

 

L'odissea giudiziaria

Fiesoli fu condannato una prima volta nel 1985 insieme con l'altro fondatore Luigi Goffredi. Per quasi 30 anni il Tribunale dei Minori continuò però ad affidare bambini alla comunità, accreditata come eccellenza educativa. L'arresto del 2011 con l'accusa di violenza sessuale su minori e maltrattamenti scoperchiò un sistema di abusi e violenze, con Fiesoli che avrebbe usato anche tecniche di manipolazione mentale per plagiare i giovani ospiti.

La condanna definitiva

Il profeta è rimasto libero per quasi tutto il tempo, con l'eccezione di alcune parentesi successive all'arresto e alla sentenza della Cassazione nel 2017. Nel novembre del 2019, infine, la condanna definitiva a 14 anni e 10 mesi con la Suprema Corte che rigetta il suo ricorso.

 

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