Autonomia differenziata, accolto il ricorso della Toscana contro la Legge Calderoli. Presidente Giani: "Siamo soddisfatti"
I giudici non hanno ritenuto incostituzionale l'intera legge ma hanno considerato invece "illegittime" alcune specifiche disposizioni
La Corte Costituzionale ha parzialmente accolto il ricorso contro la legge Calderoli sull'autonomia differenziata presentato dalla Toscana insieme a Puglia, Sardegna e Campania. I giudici hanno ritenuto "non fondata" la questione di costituzionalità dell'intera legge ma hanno considerato invece "illegittime" alcune specifiche disposizioni. Per questo, in generale è stato chiesto al Parlamento di intervenire per colmare il vuoto che si è creato.
Tra di esse vi sono quelle riguardanti l'attribuzione delle competenze alle Regioni e la definizione dei Lep (i Livelli essenziali di prestazioni) e lo stop alla possibilità di modificare le aliquote della compartecipazione al gettito dei tributi erariali. Ma soprattutto, per i giudici deve essere tutelato il principio di sussidiarietà il quale regola la distribuzione delle funzioni tra Stato e regioni, con l'obiettivo di migliorare l’efficienza degli apparati pubblici.
Sentenza in arrivo
La decisione della Corte è arrivata al secondo giorno di camera di consiglio, riunitosi dopo la lunga udienza pubblica di martedì. Al termine di una discussione ampia e articolata, si è arrivati a una piena condivisione che ha portato ad un accordo senza spaccature. La sentenza verrà depositata nelle prossime settimane.
"La decisione della Corte costituzionale ha chiarito in maniera inequivocabile che la legge sull'autonomia differenziata nel suo insieme è conforme alla Costituzione. Su singoli profili della legge attenderemo le motivazioni della sentenza, per valutare gli eventuali correttivi da apportare". Così il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, commentando la decisione della Corte Costituzionale.
La soddisfazione di Eugenio Giani
"Oggi c’è la nostra soddisfazione nel vedere accolto il disagio per una concezione di autonomia regionale che non è assolutamente quella che ha ispirato la riforma del titolo V nel 2001". Questo quanto dichiarato dal presidente Eugenio Giani appena letta la nota stampa della Corte costituzionale sulle questioni di costituzionalità della legge sull’autonomia differenziata.
"Siamo naturalmente in attesa della sentenza ma quello che emerge è che il modello di regionalismo differenziato dell’articolo 116 terzo comma della Costituzione non è quello che veniva seguito dalla legge 86 del 2024: come da noi sostenuto nel ricorso queste condizioni particolari di autonomia debbono riguardare solamente materie di specifica caratterizzazione di quella determinata Regione, non tutte le materie come alcune Regioni e anche legge 86 volevano. Poi c’è la questione della sostenibilità finanziaria e anche con riferimento a questo la Corte sembra andare nel senso da noi auspicato con i ricorsi".
"Il regionalismo differenziato che la Costituzione prevede – continua Giani - non è quello che diceva la legge voluta dal Governo e approvata dalla maggioranza di centrodestra, ma quello che noi sostenevamo che fosse: è un regionalismo che comunque deve rispettare il principio di solidarietà, solidarietà ed equità".