In manette tre persone

Siena, scoperto hub dell'immigrazione clandestina

Gli immigrati per ottenere un permesso soggiorno o una finta busta paga sborsavano dai 50 ai 4mila euro

Siena, scoperto hub dell'immigrazione clandestina
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Avevano messo su una vera società dedita a fornire documentazione falsa per ottenere il permesso di soggiorno. In cambio, chiedevano compensi che andavano dai 50 ai 4 mila euro.

Tre le persone arrestate, tutte italiane, finite agli arresti domiciliari. Otto gli indagati. E' l'esito delle indagini della Guardia di finanza che ha sgominato una vera associazione a delinquere con base a Chianciano Terme, in provincia di Siena. Ben 14 le perquisizioni eseguite (una presso uno studio professionale).

Hub dell'immigrazione

Intercettazioni telefoniche e telematiche, accertamenti bancari, riscontri in varie Questure italiane, nonché pedinamenti documentati da video e foto di indagati e lavoratori. E' quanto è servito agli inquirenti per scoperchiare un vero vaso di pandora.

Un gruppo criminale ben strutturato composto da sette persone, di cui cinque sodali e due collaboratori esterni, dedito al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed all’impiego di personale straniero non in regola con il permesso di soggiorno.

L'accusa è associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Avevano compiti ben distinti

Il promotore del sodalizio aveva due stretti collaboratori. Uno con funzioni amministrative ed uno con funzioni più operative. Quest'ultimo era un vero procacciatore di badanti di nazionalità georgiana, con il compito di reperire le donne. L'atro aveva il ruolo di “faccendiere” che si occupava del loro smistamento sul territorio.

Badanti minacciate

Alle badanti arruolate dal procacciatore georgiano, operante nella zona di Empoli, venivano trattenuti i soldi direttamente dal compenso. In un caso, sono riusciti a trattenere oltre 700 euro, consegnandole solo 300 euro di stipendio per un mese di lavoro. Altre volte sono state intimidite dalla possibilità di essere mandate via e vedersi negare l’agognato permesso di soggiorno.

Inoltre, sono stati individuati due cittadini di origine africana che collocavano i servizi illeciti resi presso loro connazionali.

Solo una minima parte dei dipendenti risultava effettivamente retribuita

Nel solo mese di dicembre 2022, ad esempio, a fronte di 179 dipendenti figurativamente assunti dalla società, solo 28 risultavano svolgere l’attività lavorativa per la quale erano retribuiti. In totale 347 le/i badanti assunti nel tempo, dei quali solo 58 impiegati realmente in attività lavorativa.

In un caso un dipendente, per il quale era stata emessa formale busta paga, si trovava già dal mese precedente all’assunzione detenuto in carcere.

O ancora, un dipendente formalmente assunto già da diversi mesi, intercettato, chiedeva ai sodali di conoscere il nome della persona per la quale lavorava e “dove” solo il giorno prima di presentarsi presso la Commissione per il rilascio del permesso di soggiorno.

Come detto, il tariffario imposto ai migranti variava in base al servizio. Era diverso se si trattava di ottenere solo una falsa busta paga o un'assunzione fittizia. Oscillava dai 50mila ai 4mila euro.

Con i soldi del decreto liquidità cene fuori e l'acquisto di tv e cellulari

Tutto è partito da alcuni controlli nei confronti di una società di Chianciano Terme. Così quella che poteva sembrare solo una malversazione di finanziamenti erogati nell’ambito delle misure di sostegno del “Decreto Liquidità” si è dimostrata altro. Correva l'anno 2021. Allora i 30 mila euro percepiti dalla società erano stati usati, per così dire, spese personali: l’acquisto di un televisore, di cellulari, di abiti, o più semplicemente per fare la spesa al supermercato o andare a cena fuori.

Durante i controlli non è sfuggito l’ingente numero di lavoratori dipendenti della società, non commisurato alla sua effettiva struttura organizzativa.

Nel mese di maggio 2021, l’ente societario risultava avere alle proprie dipendenze ben 103 cittadini extracomunitari, sparsi su tutto il territorio nazionale e per i quali emetteva regolarmente buste paga, remunerandone in concreto solo 14. Da qui le indagini che hanno portato agli arresti dei giorni scorsi.

Un'indagine internazionale

Le indagini si sono svolte anche sul territorio nordafricano, per il tramite del II Reparto del Corpo attraverso il canale INTERPOL. Infatti il promotore del sodalizio appariva intrattenere costanti contatti con il territorio tunisino, dove si recava frequentemente, dove aveva aperto un conto corrente ed era in procinto di avviare un’attività di impresa. Ed è proprio in Tunisia che stava per recarsi per non fare più ritorno. Solo il tempestivo intervento dell’autorità giudiziaria e delle Fiamme gialle ha potuto scongiurare la fuga dell’indagato, il quale avrebbe preso il volo per la Tunisia nelle prime ore del giorno successivo all’esecuzione delle ordinanze.

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