Cotto industriale, 900 posti di lavoro persi in dieci anni
La Fillea Cgil Firenze lancia una campagna di ascolto, proposta e confronto nei prossimi giorni con aziende, istituzioni e territorio.
Cotto industriale fiorentino, ritardi abissali nei pagamenti ai dipendenti e 900 posti di lavoro persi in dieci anni. E' questo l'allarme di Fillea Cgil Firenze.
Negli ultimi 10 anni, i dipendenti sono passati da mille a meno di cento (tra tagli, sacrifici, casse integrazioni e ritardi abissali nei pagamenti degli stipendi) e di aziende ne sono rimaste solo tre, tutte che provano ad andare avanti tra mille difficoltà. La crisi del cotto industriale fiorentino è drammatica e il tempo sta per scadere: occorre mettere in campo presto una iniziativa che inverta la tendenza. La Fillea Cgil di Firenze lancia una campagna di ascolto, proposta e confronto nei prossimi giorni con aziende, istituzioni e territorio per capire chi ha il coraggio di accettare la sfida su come rilanciare questo settore.
Il quadro
La zona del Chianti fiorentino è storicamente un territorio di eccellenze, contraddistinte da marchi di origine che hanno tutelato i beni prodotti e creato valore aggiunto alle produzioni. In 10 anni di crisi economica tutte queste eccellenze si sono salvaguardate: vino, turismo, ambiente, gastronomia e altro ancora. In questo territorio esiste un'altra eccellenza assoluta, che è il cotto fiorentino del Chianti. Da centinaia di anni in questo territorio si produce la terracotta con la quale il Brunelleschi ha realizzato la cupola del duomo di Firenze. Da questo territorio si sono prodotte le terrecotte del Liberty italiano e le tipiche pavimentazioni fiorentine in cotto. Negli ultimi 10 anni, durante i quali la crisi economica e finanziaria hanno devastato il tessuto industriale italiano, l’industria del cotto fiorentino del Chianti è stata quasi completamente distrutta. Siamo passati da numerose aziende industriali, che impiegavano quasi mille dipendenti, alle attuali tre, le quali impegnano complessivamente meno di 100 dipendenti, e parte di questi vengono pagati con gravissimi ritardi.
“L’attuale situazione delle industrie del cotto fiorentino del chianti si può definire drammatica, seppure con qualche realtà che ci dà fiducia e speranza”, ha detto Marco Carletti, segretario generale della Fillea Cgil di Firenze. Il quale continua:“Il lungo periodo della crisi ha depauperato questo territorio di un tessuto industriale importante al livello nazionale. L’importanza era data dalla materia prima con la quale viene prodotto il cotto. Meno commesse, meno investimenti, allungamento dei tempi di cantierizzazione, ricerca della compressione dei prezzi sono le cause del disastro che stimo vivendo nel settore delle costruzioni. In questo periodo, le aziende industriali del cotto fiorentino del Chianti hanno assistito immobili agli eventi, registrando chiusure, fallimenti, liquidazioni industriali. Le aziende sopravvissute hanno enormi difficoltà ad andare avanti e il prezzo maggiore lo pagano i dipendenti con casse integrazioni e ritardi abissali nel riscuotere gli stipendi. Per noi è giunto il momento di dire: basta, fermi tutti” .
La proposta della Fillea Cgil
“I dipendenti delle aziende industriali del cotto fiorentino del Chianti sono stanchi di subire tagli, riduzioni e sofferenze - ha aggiunto Carletti - Oggi chiediamo con forza, e con la determinazione data dalla convinzione di essere nel giusto, che è giunto il momento di invertire la tendenza. Siamo stanchi di subire gli effetti di scelte non compiute da noi. I pochi imprenditori presenti nel territorio sono chiamati alla riscossa assumendosi le responsabilità. E’ giunto il momento di far ripartire il settore attraverso il lancio di idee, di investimenti, fare rete tra imprese, lavoratori, territorio e istituzioni. I lavoratori e le lavoratrici delle industrie del cotto fiorentino del Chianti, attraverso la Fillea Cgil, lanciano il loro grido di allarme e il guanto della sfida a tutti i protagonisti. Dai prossimi giorni incontreremo le aziende, le istituzioni e il territorio per capire chi ha il coraggio di accettare la sfida per rilanciare questo settore. Investimenti, progettualità, sviluppo, territorio, conoscenza: saranno queste le nostre parole d’ordine”.