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Clelia e Matteo, maturità da 100 e lode

Compagni di classe al liceo “Niccolò Copernico”, indirizzo scientifico, i due ragazzi si sono diplomati con il massimo della votazione.

Clelia e Matteo, maturità da 100 e lode
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Clelia e Matteo, maturità da 100 e lode

 

Il 100 e lode è la cima dell’Everest di ogni studente appartenente alla scuola secondaria di secondo grado. Dietro a quel numero a tre cifre e a quelle quattro lettere si nasconde una lenta scalata, partita cinque anni prima. L’esame di maturità rappresenta solo gli ultimi chilometri di questa impresa, ma sono quelli più stancanti, durante i quali la lucidità rischia di venire meno. Specie dopo che sei stato costretto ad affrontare una preparazione assolutamente “sui generis”, a causa dell’emergenza sanitaria. Ma se sei determinato e in grado di adattarti a ogni tipo di situazione, scopri che la vetta è ormai lì, a un nulla di distanza da te. Chiudi gli occhi, prendi un bel respiro ed ecco lo striscione del traguardo. Clelia Colzi e Matteo Lotti ce l’hanno fatta a raggiungere l’apice. Compagni di classe al liceo “Niccolò Copernico”, indirizzo scientifico, i due ragazzi si sono diplomati con il massimo della votazione, risultando peraltro fra i primissimi 100 e lode a livello provinciale e non. Clelia ha infatti sostenuto il “maxi orale” (per quest’anno niente scritti) giovedì 18 giugno, mentre Matteo un giorno più tardi. A distanza di circa una settimana, la gioia e la soddisfazione di entrambi sono ancora palpabili sentendoli raccontare la loro esperienza.
Avete rincorso a lungo questo obiettivo, dovendo affrontare anche l’allarme Coronavirus. Che emozioni si provano una volta finito tutto?
Clelia: «Sicuramente un senso di sollievo, anche se devo ammettere che durante l’esame mi sono divertita. I professori sono stati capaci di mettermi a mio agio nonostante tutte le misure anti-contagio che abbiamo dovuto osservare. E per questo devo ringraziarli: porterò sempre con me questi anni al Copernico, una scuola che sicuramente rifarei».
Matteo: «Tanta felicità, anche perché alla vigilia non c’era solo l’ansia per l’esame, ma anche l’incertezza in merito al format. Essere fra i primissimi a sostenerlo è stato un po’ un salto nel buio, ma poi durante la prova tutte le paure sono passate. Ho solo pensato a concentrarmi e gli insegnanti si sono dimostrati davvero disponibili. Anche perché mi conoscevano, chi più chi meno, quindi erano perfettamente a conoscenza del tragitto compiuto per arrivare alla maturità».
Quanto è stato strano tornare a scuola per il giorno dell’esame e dover rispettare tutta la serie di norme imposte dal protocollo?
Clelia: «Non poco…Prima di entrare nella struttura mi hanno misurato la temperatura, fatto firmare un’autocertificazione e ho dovuto igienizzarmi le mani. Per fortuna c’era l’obbligo di indossare la mascherina solo nel tragitto fino all’aula, durante la prova no. Sarebbe stato complicato altrimenti parlare per un’ora con la bocca e il naso coperti. I professori invece hanno dovuto portarla tutto il tempo, nonostante fossero distanziati fra loro, ognuno al proprio banco. Trovarmeli davanti così un po’ mi ha impressionato, ma sono stati tutti gentili».
Matteo: «Le misure hanno rappresentato una preoccupazione in più, ma l’organizzazione è stata efficiente e nessuno ci ha fatto pesare la cosa. Alla fine ha funzionato tutto perfettamente per quanto mi riguarda, compreso l’esame vero e proprio».
Come vi siete trovati con il format del “maxi orale”?
Clelia: «Io personalmente bene. Da qui a dire che è più semplice della maturità tradizionale ce ne passa però. Certo, non avere le prove scritte probabilmente ha rappresentato un vantaggio, ma bisognare tenere di conto anche la nostra preparazione piena di ostacoli. Da un giorno a quell’altro ci siamo ritrovati a seguire le lezioni tramite un computer e non più in classe. E’ venuto meno il contatto umano, che è uno degli aspetti più belli per chi frequenta quest’ultimo anno di liceo. L’avvicinamento all’esame è stato del tutto individuale, seppur i professori abbiano tentato di sostenerci e darci una mano. Insomma, non parlerei di prova più facile rispetto al passato, ma solamente diversa».
Matteo: «L’ho trovato ben strutturato, essendo diviso in più parti dove gli argomenti trattati sono stati molti e variegati. Questa modalità però potrebbe non valorizzare tutti: c’è chi magari si sente più a suo agio nello scrivere e non nel parlare. Ma ritengo giusto il fatto di aver lasciato solo la prova orale. Innanzitutto per una questione di sicurezza e in un certo senso per rimediare a tutti gli svantaggi che la mia generazione ha dovuto fronteggiare nei mesi del lockdown».
Adesso che siete diplomati cosa farete? Avete già ripreso a studiare per i test d’ammissione all’Università?
Clelia: «Sì, mi sono rituffata subito sui libri. Questo perché mi aspetta un test complicato come quello per Medicina. So che sarà complicato entrare, ma è il mio sogno e voglio realizzarlo. Il voto della maturità mi dà una bella carica. Naturalmente ho bisogno anche di riposarmi e di godermi l’estate, dato che ho passato delle giornate parecchio intense per arrivare all’esame pronta per dimostrare ai professori quanto valessi».
Matteo: «Io voglio iscrivermi al corso di laurea in Ingegneria Informatica all’Università di Firenze. C’è in programma un test, ma non vale come prova d’ingresso, dato che non parliamo di una facoltà a numero chiuso. Questo però non significa che non studierò. Voglio farmi trovare preparato per iniziare al meglio questa nuova avventura».

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