Distretto tessile in crisi, primi licenziamenti. Da Prato l'appello a Roma: "Fate presto"
Due i binari su cui muoversi: risposte immediate su cassa integrazione e moratoria F24, sostegno periodico agli investimenti per migliorare la competitività
Tempi rapidissimi. Lo chiedono imprese e sindacati del distretto tessile pratese ai parlamentari del territorio. Perché non c’è più tempo e soprattutto i dati sono allarmanti.
Negli ultimi dieci giorni la richiesta di disoccupazione per il settore moda a Prato è aumentata dell’oltre 15%, sfiorando il 20%, rispetto allo scorso anno. Questo significa che le aziende hanno finito la cassa integrazione e quindi ora sono a rischio i posti di lavoro.
Inoltre la proposta di Confartigianato e Cna per la moratoria F24 non è stata è stata inserita nel decreto Omnibus. Ora è una lotta contro il tempo per provare a trovare uno spazio nel Ddl Concorrenza o nella legge di bilancio. Da qui l’appello al governo di interventi immediati.
Un appello diretto e quanto mai urgente quello rivolto al governo emerso dall’incontro di Ctn, Cna e Confartigianato, insieme alle autorità locali.
In sintesi la richiesta è: il rifinanziamento della cassa integrazione e il dilazionamento dei debiti con banche e lo Stato, devono diventare realtà entro pochissime settimane.
D’altronde un campanello d’allarme sullo stato di salute del distretto tessile c’era stato già quest'estate quando molte aziende sono rimaste ferme dal 2 agosto al 2 settembre. Non accadeva da anni che la produzione si fermasse per così tanto tempo. Lo specchio di una crisi che morde il settore laniero e più in generale il settore della moda da troppo tempo.
Secondo i dati raccolti dal Centro studi di Confindustria Toscana Nord il secondo trimestre 2024 ha segnato un -7,9% rispetto allo stesso periodo del 2023. Un valore pressoché coincidente con quello del tessile, che è pari a -7,5% a cui si aggiunge la caduta dell’abbigliamento-maglieria, settore arrivato a -24,2% rispetto ai trimestri precedenti.
Ma cosa chiedono le aziende?
Le imprese hanno bisogno di alleggerire il carico finanziario attraverso una moratoria su F24 e sui prestiti bancari ma anche attraverso il credito d’imposta. Nel primo caso, per un problema burocratico, è saltato l’emendamento al decreto Omnibus che arrivava dal mondo Confartigianato e Cna nazionali.
La moratoria sui presti bancari è invece al centro del Tavolo della moda ma siamo ancora all’interlocuzione tecnica sulle possibili soluzioni (ad esempio estensione delle garanzie o pre ammortamento); il credito d’imposta al 50% è sì nel decreto Omnibus ma risulta congelato con il reale rischio di essere ridotto al 30%.
E’ in sostanza, un quadro complesso e a tratti confuso su cui le categorie economiche e sociali chiedono al governo chiarezza e velocità.