MINISTERO CONDANNATO

Morì per l'esposizione all'amianto durante la leva militare: risarcimento di 300mila euro per moglie e figlio

L'uomo, che risiedeva all'Impruneta e morto nel 2017, venne a contatto con l'amianto durante la mansione di elettricista

Morì per l'esposizione all'amianto durante la leva militare: risarcimento di 300mila euro per moglie e figlio
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L'11 agosto del 2017 morì per un mesotelioma pleurico causato dall'esposizione all'amianto lasciando moglie e figlio. Il Tribunale di Firenze ha adesso condannato il Ministero della Difesa a risarcire un importo di 300mila euro alla famiglia residente ad Impruneta.

Inalò amianto facendo l'elettricista

L'uomo che svolgeva la mansione di elettricista nel corso del servizio di leva nell’Esercito Italiano - dal 6 novembre 1954 al 27 marzo 1956 - inalò un elevato quantitativo di amianto. Fu la lunga esposizione al materiale tossico a provocare in lui il mesioteloma- come accertato tramite una CTU tecnico-ambientale - i cui sintomi si sono verificati solo nel 2016, quando la patologia era ormai inguaribile. Al momento del decesso l'uomo aveva 86 anni.

La pericolosità dell'amianto era però conosciuta ben prima del 1954, per questo il comunque lungo processo ha avuto esito "positivo" per la famiglia. L'uomo avrebbe inalato l'amianto proprio a causa del suo lavoro di elettricista, con il materiale presente all'interno di alcuni impianti e apparecchi elettronici.

Non si esclude inoltre che nei successivi 40 anni in cui ha svolto questo mestiere, non sia venuto a contatto ulteriormente con tale sostanza nociva. In ogni caso, secondo l'INAIL anche una esposizione relativamente breve come i due anni di leva sia sufficiente per provocare patologie negli anni successivi.

Il risarcimento

Il Tribunale di Firenze ha così condannato il Ministero della Difesa ad un risarcimento di circa 300 mila euro così suddiviso: €147.630 per la moglie, €158.986 per il figlio. Risarcite anche le spese legali per un totale di €26.948,40. Inizialmente era previsto un risarcimento pari al doppio di quanto effettivamente avvenuto, ma il prosieguo dell'attività di elettricista anche dopo la conclusione del servizio di leva ha fatto dimezzare la somma.

"Si tratta dell’ennesima sentenza di condanna a carico del Ministero per il decesso di un militare dell’EI per elevata e non cautelata esposizione a fibre e polveri d’amianto e multipli cancerogeni che conferma l’allarmante dato epidemiologico sulle delle malattie e i decessi dei militari delle Forze Armate Italiane – ha denunciato l'avvocato Ezio Bonanni che ha difeso gli interessi di moglie e figlio -. Ci chiediamo le ragioni per le quali la Difesa neghi i diritti delle vittime nonostante le numerose pronunce di condanna dell’Autorità Giudiziaria, e auspichiamo l’intervento del Capo dello Stato per evitare queste sperequazioni che costringono i familiari, dopo l’odissea della malattia del congiunto e del lutto, ad affrontare anche continue azioni giudiziarie per far valere un proprio diritto".

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