Caccia al dna del serial killer: "Sì alla riesumazione di mia cugina, vittima del Mostro di Firenze"
La cugina di Stefania Pettini, una delle vittime: "Se c'è una sola possibilità di scoprire la verità, voglio perseguirla"
Il punto è: se all'epoca dei delitti del Mostro di Firenze ci fosse stata la tecnologia attuale, le cose sarebbero andate diversamente.
Scontato, sì, ma gli strumenti a disposizione oggi degli investigatori, possono comunque rivelarsi fondamentali anche retroattivamente: lo abbiamo visto con la risoluzione di tanti cosiddetti cold case.
Soprattutto la prova del DNA, sconosciuta fino a qualche decennio fa: la notizia è che si fa sempre più concreta l'ipotesi di riesumazione di una delle vittime del Mostro, avanzata solo pochi giorni fa.
"Sì alla riesumazione di mia cugina, vittima del Mostro di Firenze"
A richiederla sarà la famiglia di Stefania Pettini, uccisa a Borgo San Lorenzo il 14 settembre 1974 insieme al fidanzato Pasquale Gentilcore.
Stefania lottò con il suo assassino e può esserci ancora il suo DNA sotto le sue unghie.
"Se mi chiedono l'autorizzazione per riesumare il suo corpo, dirò di sì, perché se c'è una sola possibilità di scoprire la verità, voglio perseguirla".
Così Tiziana Bonini, cugina di Stefania, che fu sorpresa a bordo di una Fiat 127 su uno spiazzo sterrato: lui venne colpito con cinque colpi di pistola, lei ha accoltellata dopo un corpo al corpo nell'abitacolo e trascinata fuori e poi finita con una raffica di fendenti (il mostro oltraggiò anche il suo cadavere con un ramo di vite).
La genetica insomma potrebbe identificare con certezza il più famoso e sfuggente serial killer italiano a 50 anni di distanza (anche se una verità processuale c'è: la sentenza di condanna del 31 maggio 1999 per i "compagni di merende" Mario Vanni e Giancarlo Lotti, giudicati complici del Mostro, ovvero Pietro Pacciani, morto il 22 aprile 1999 prima della revisione del processo d'appello in cui venne assolto).
L'avvocato Vieri Adriani, insieme all'ematologo Lorenzo Iovino, è convinto nel perseguire questa strada, tanto che ha avviato una raccolta fondi per la riesumazione dei francesi Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot (freddati a San Casciano Val di Pesa l'8 settembre 1985), ultime vittime del Mostro.
Il legale attende ora solo l'incarico formale dalla famiglia Pettini: a settembre saranno 50 anni esatti dal delitto e la cugina Tiziana aveva pensato di avviare le pratiche in Comune per spostare i resti di Stefania al cimitero di Borgo San Lorenzo insieme a quelli della mamma.
A questo punto dovrà aspettare.
Il videoservizio di Italia7, televisione del nostro gruppo editoriale Netweek:
Il delitto di Stefania e Pasquale
Il delitto di Stefania e Pasquale è il primo della serie del killer, se si esclude il cosiddetto "delitto zero" del 1968 (quello di Antonio Lo Bianco e Barbara Locci, uccisi a Signa sei anni prima), che però venne associato al Mostro quasi fortunosamente - per intuizione investigativa di un maresciallo dei Carabinieri - ma soprattutto scoperto solo in seguito, ovvero nel 1982, dopo che il "killer delle coppiette" ne aveva già uccise quattro.
E’ una serata senza luna, quella del 14 settembre 1974, a Borgo San Lorenzo, una cinquantina di chilometri a Nord di Firenze. O meglio, la luna ci sarebbe anche (come accadrà per altri omicidi della serie), ma non la si nota, coperta com’è dalle nuvole.
Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini hanno 19 e 18 anni e quel sabato sera, dopo aver accompagnato la sorella di lui in discoteca, prima di tornare a prenderla verso mezzanotte, hanno deciso di appartarsi in macchina in una zona del paese spesso meta di coppiette, il cosiddetto spiazzo delle Fontanelle.
Nell’abitacolo della Fiat 127 risuona la musica prodotta dal mangianastri dell’autoradio, e forse è anche per questo che i due ragazzi vengono presi di sorpresa. Qualcuno spara cinque colpi di arma da fuoco contro Pasquale, poi rivolge l’arma contro Stefania che si becca tre proiettili in un braccio, ma non muore.
Il Mostro la afferra e la trascina nell’erba lontano dalla vettura e la finisce con un coltello. Alla fine i rilievi conteranno ben 96 fendenti in totale: una furia cieca, accanitasi nel finale soprattutto sul pube della giovane.
8 spari almeno, ma solo 5 bossoli ritrovati, calibro 22 Long Rifle, marca Winchester, lettera H (che indica la serie). Anche nei successivi delitti saranno rinvenuti sempre meno bossoli rispetto ai colpi sparati.
La borsetta di Stefania verrà ritrovata solo in seguito (grazie a una telefonata anonima) a una certa distanza dal luogo del delitto, forse un goffo tentativo di simulare una rapina finita male.
daniele.pirola@netweek.it