ritrovata in un mercatino dell'usato

Quella lettera scritta dal fronte nel 1942, adesso è stata consegnata al figlio

Il figlio Giampiero: "Mi restituisce un importantissimo elemento di memoria, un segno del passato che non ho mai vissuto e ho immaginato per una vita"

Quella lettera scritta dal fronte nel 1942, adesso è stata consegnata al figlio
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"Speriamo che venga anche per me quel desiderato giorno, ma chissà quando, per ora facciamoci coraggio, cari genitori, e preghiamo Dio che ci dia la salute per poter passare questo brutto momento periodo di tempo, passerà anche questa".

Chi scrive è Carlo Graziani, deceduto come soldato al fronte. Correva l'anno 1942. Quella lettera è stata persa e poi ritrovata in un mercatino dell'antiquariato. Adesso è stata consegnato al figlio, che non ha mai conosciuto il padre.

La storia

Il figlio Giampiero, 86 anni, non ha mai conosciuto il padre, aveva solo due anni quando la malattia causata dalla guerra, nella primavera del ’44, portò via il babbo trentenne, ricoverato in un ospedale del Montenegro.

"Non ho le parole per descrivere l’emozione – ha dichiarato con commozione – la gioia di poter stringere tra le mani un oggetto che parla del mio caro babbo, di poter leggere le sue parole, osservarne la calligrafia, è infinita e mi restituisce un importantissimo elemento di memoria, un segno del passato che non ho mai vissuto e ho immaginato per una vita, ringrazio i sindaci Paolo Sottani e Federico Ignesti per avermi dato questa opportunità.

Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo – ha aggiunto - e di aver potuto dialogare in qualche modo con il mio caro papà, se ci fosse ancora la mamma chissà come sarebbe felice!".

Nella lettera Carlo Graziani chiede notizie dei destinatari della missiva, i suoi amati genitori, vuole avere aggiornamenti sulle attività di produzione agricola della famiglia, la vendemmia, la semina, l’acquisto e la gestione dei maiali, discorre del clima non favorevole, riferendosi alle piogge autunnali. Il soldato evita di descrivere la sua esperienza militare ma rassicura la famiglia del suo stato di salute e spera che le cose si rimettano presto.

I fatti storici di Panzalla

Era il 2 agosto 1944 quando in località Panzalla, a San Polo in Chianti, i nazisti fucilarono i coniugi Pietro Stefanini e Dina Boncristiani. Fin dal settembre del 1943 la loro casa era stata rifugio e luogo di passaggio per molti renitenti, buona parte dei quali avevano poi raggiunto le formazioni partigiane.

Pietro Stefanini, maresciallo dei vigili urbani di Firenze, noto per le sue posizioni antifasciste già all’inizio del ventennio, era stato in grado di apportare un contributo tutt’altro che trascurabile agli uomini della Sinigaglia facendo arrivare informazioni e notizie dalla città, da dove poteva andare e venire agevolmente grazie alla divisa ed alla motocicletta di servizio.

La moglie, Dina Boncristiani, era stata definita la migliore delle staffette della Sinigaglia. Nelle memorie di guerra l’esempio di Dina è ricordato come colei che “non temeva né fascisti né nazisti”, capace di infondere coraggio nei compagni partigiani. Nel 1945 l’amministrazione comunale grevigiana pose nel luogo in cui furono trucidati i coniugi un cippo alla memoria.

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