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Telecamere nelle docce dell'ospedale: "Ci sentiamo ancora violate". In 50 le infermiere davanti al tribunale

A far partire l’inchiesta è stata un’infermiera dell’ospedale San Giuseppe di Empoli, insospettita da un puntino nero che spuntava dalla parete

Telecamere nelle docce dell'ospedale: "Ci sentiamo ancora violate". In 50 le infermiere davanti al tribunale
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Quel disagio è ancora presente. La paura di essere spiate, che ci sia qualcuno dall’altra parte della parete a guardare gesti intimi all’interno di uno spogliatoio. Quel senso di violazione della propria sfera privata ce l’hanno ancora addosso le operatrici sanitarie, spiate sotto la doccia all’interno degli spogliatoi dell’ospedale San Giuseppe di Empoli.

Era maggio 2022, quando la Procura aprì un'inchiesta. Ieri, lunedì 17 giugno 2024, prima udienza a Firenze. Il 16 dicembre prossimo, invece, alle 13, si torna davanti al giudice per dare inizio alla fase dibattimentale del processo.

Al banco degli imputati un 41enne di Capraia e Limite, un 57enne di Castelfranco e un 36enne di San Miniato. L'accusa è interferenze illecite nella vita privata, concorso e continuazione e l'aggravante dei motivi abietti.

Il caso

A far partire l’inchiesta è stata un’infermiera dell’ospedale San Giuseppe di Empoli, insospettita da un puntino nero che spuntava dalla parete. Era una telecamera, collegata a un monitor di un ufficio adiacente in uso alla squadra di manutentori, adesso sul banco degli imputati.

"Non ci metto più piede nella doccia", ha raccontato Lucia ai microfoni di Italia 7.

Lucia, una delle infermiere spiate sotto la doccia

"Siamo rimaste tutte sconvolte", le parole di un’altra infermiera, che ricorda anche che quelle riprese risalgono a un periodo particolarmente difficile per i sanitari.

"Ci facevamo la doccia continuamente perché uscivamo da reparti Covid".

Non si capacita ancora un’altra operatrice sanitaria del perché delle persone abbiano sentito il bisogno di mettere delle telecamere.

Alcune delle operatrici presenti al palazzo di giustizia a Firenze

"Non capisco perché delle persone sia venuto in mente negli orari di lavoro – ha detto - di riprendere delle infermiere stanche in un periodo particolarmente estenuante come quello del Covid".

Sono state una decina le infermiere che ieri, con un foulard rosso, si sono presentate davanti al Palazzo di giustizia fiorentino.

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"Siamo qui perché ci sentiamo offese e deturpate della dignità", hanno detto a gran voce.

"Alcune di loro sono state segnate profondamente da quei fatti, come un trauma fortissima — ha spiegato l’avvocato Silvia Polli — E’ una ferita ancora vivida. È importante che un caso come questo non venga sottovalutato o sminuito.

Purtroppo, sento ancora certi commenti figli di una cultura patriarcale, secondo cui se le vittime fossero stati uomini non ci sarebbe stato neanche un processo".

Il giudice ha ammesso le 50 costituzioni di parti civili. La responsabilità di parte civile, invece, è stata ammessa verso l'azienda appaltatrice, non verso l'Asl, che si è costituita come parte offesa.

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