Concesso un permesso premio al detenuto ma lui non rientra in carcere
A notarlo per le strade della città elbana un Assistente del Corpo di Polizia Penitenziaria fuori dall'orario di servizio
Non era rientrato in carcere, a Porto Azzurro, dopo avere fruito di un permesso premio. Ma l’acume e l’attenzione di un poliziotto penitenziario libero dal servizio ne ha impedito la possibile fuga dall’isola. È accaduto sabato 13 aprile 2024, come raccontato da Francesco Oliviero, Segretario regionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
"Il detenuto K.A., ristretto nella Casa Reclusione di Porto Azzurro, non aveva fatto rientro in carcere dopo avere fruito di un permesso premio. Immediatamente veniva segnalato alle autorità. Ma domenica, ovvero il giorno dopo, un Assistente del Corpo di Polizia Penitenziaria, libero dal servizio, lo notava per le strade della città elbana. Il poliziotto ha quindi pedinato l’uomo e nel frattempo ha allertato i colleghi della centrale operativa della questura. Successivamente, insieme a personale della Polizia di Stato, fermava il detenuto e, dopo averlo fatto visitare al locale Nosocomio cittadino, lo riconduceva in Istituto. Grazie all'abnegazione, zelo e professionalità dell'Assistente di Polizia Penitenziaria, dunque, si è riusciti ad assicurare alla giustizia il ristretto evaso dal permesso”.
Sulla vicenda è intervenuto anche Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “I miei più sinceri complimenti vanno al collega che libero dal servizio ha tratto in arresto. Questa la vera dimostrazione che noi siamo poliziotti 24 ore al giorno, come il nostro status impone di essere. Encomiabile è stato il suo agire e per questo auspico che gli venga riconosciuta una adeguata ricompensa ministeriale”.
“Io credo che sia davvero giunta l’ora di affidare al Corpo di Polizia Penitenziaria gli uomini ed i mezzi necessari per assicurare il controllo dei soggetti detenuti ammessi a misure alternative, area penale esterna, permessi premio: parliamo, complessivamente, di più di 137mila persone coinvolte nell’esecuzione della pena in Italia”, conclude il leader nazionale del SAPPE.