Matrimoni e assunzioni fittizie: maxi inchiesta della Procura a Prato
Ben 94 indagati tra italiani, cinesi, pakistani, africani, albanesi e bengalesi
Dovrebbe essere un giorno contornato di amore e convinzione. Il matrimonio, già. Ma ecco che negli anni è anche diventato un business da affari d'oro per ottenere il permesso di soggiorno.
Cinque mila euro, questa la cifra che alcune donne di nazionalità straniera, erano disposte a pagare per pronunciare il "si lo voglio" al solo scopo di richiedere il rilascio di un permesso di soggiorno. E' solo uno dei filoni della maxi inchiesta della procura di Prato appena arrivata alla fine con 94 indagati tra italiani, cinesi, pakistani, africani, albanesi e bengalesi.
Tra gli indagati anche un poliziotto
Un intreccio di cosiddetti colletti bianchi, che vede protagonisti, oltre a consulenti del lavoro, commercialisti e ragionieri. Tra gli indagati anche un’avvocatessa e un poliziotto.
Ma andiamo per ordine.
Quello nel pratese era un sistema ben consolidato, quasi come una ditta di montaggio dove ogni tassello serviva a far funzionare la macchina della truffa. Le fiamme gialle, infatti, hanno scoperto un sistema di assunzioni fittizie e un’evasione di un milione di euro con le ditte “apri e chiudi”.
Ecco che il professionista di turno sfornava contratti di lavoro e di affitto, buste paga, dichiarazioni dei redditi. Documenti costruiti a tavolino per consentire agli stranieri privi dei requisiti di chiedere e ottenere, a seconda delle necessità, il permesso di soggiorno o il ricongiungimento familiare.
Un copione già visto e un sistema avviato, che le fiamme gialle hanno ricostruito in tre anni di indagini, fino al 2021. Ai responsabili viene contestata vario titolo i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte.