Mostro di Firenze: un giallo che dura da oltre 50 anni. Adesso sparita la Nikon dei francesi
Non si trova la macchina fotografica tra i reperti dei due francesi trucidati a San Casciano in Val di Pesa. E' stato l'ultimo delitto del mostro
Non c'è. Quella che poteva raccontare qualcosa in più di quella coppia che aveva scelto la Toscana e più precisamente la Val di Pesa per passare le vacanze si sono perse le tracce. Si tratta della macchina fotografica di Nadine Mauriot e del fidanzato Jean Michel Kraveichvili, uccisi per mano del Mostro di Firenze. Secondo i legali, che hanno chiesto di riaprire i reperti, in quegli scatti poteva esserci qualcosa in più.
Che fine ha fatto la macchina fotografica?
E' un giallo che potrebbe anche risolversi, ma intanto dopo l'apertura dei plicchi, durante l’udienza che la corte d’assise ha convocato ieri mattina, martedì 30 gennaio 2024, nell'aula bunker, quelle foto non ci sono. Difficile, quindi ricostruire dove siano stati i francesi prima di arrivare nella piazzola agli Scopeti a San Casciano in Val di Pesa dove vennero trucidati con una pistola calibro 22.
"Le foto cercate non ci sono e per la procura non si sa neppure dove siano, a causa della molteplicità dei procedimenti aperti negli anni – ha detto l'avvocato dei francesco, Vieri Adriani –. Aspettiamo di verificare se dei reperti sono confluiti nel procedimento già iscritto nei confronti di Vigilanti. In ogni caso anche in questa occasione la giustizia non esce vincitrice".
"Buco" nella gestione dei beni sequestrati
Il valore dei fotogrammi potrebbe non essere semplicemente affettivo ma anche investigativo. La speranza è quella di poter ricostruire un quadro preciso del viaggio in Italia fatto dalla coppia, uccisa brutalmente a Scopeti, a San Casciano Val di Pesa.
L’udienza si è tenuta in Santa Verdiana, dove al tempo si svolsero anche i processi contro Pacciani e i "compagni di merende" Mario Vanni e Giancarlo Lotti. La Corte d’Assise in quest'occasione dovrà oltretutto decidere anche cosa fare dei reperti in questione. La giudice Cipriani si è resa conto di un "buco" nelle sentenze proprio riguardante il da farsi sui reperti. L'ultima udienza carico di Pacciani, appunto nel 1998, si concluse "senza nulla statuire sui beni in sequestro".