Agente della Penitenziaria aggredito al carcere di Prato
La denuncia del Sappe: "Al carcere pratese urgono interventi"
Fine anno di violenza nel carcere di Prato. La denuncia arriva da Francesco Oliviero, segretario regionale per la Toscana del sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
L'episodio risale al 30 dicembre 2023. A subire la violenza un giovane agente di Polizia penitenziaria. Secondo quanto ricostruito, il detenuto, di nazionalità italiana, trasferito da altre carceri per motivi di sicurezza e già noto per i suoi comportamenti aggressivi, con evidenti disturbi psichiatrici ha aggredito l’agente in servizio al reparto di Media Sicurezza. La prognosi medica parla di sette giorni.
L'appello del sindacato: "A Prato non è la prima volta"
"Ormai quello che quotidianamente accade nel penitenziario pratese non fa più notizia - ha detto Oliviero - Le aggressioni che avvengono all’ordine del giorno ai danni del personale che vi presta servizio sono il simbolo di una gestione fallimentare, sia locale che regionale. Il carcere deve essere guidato da un Comando e una Direzione in pianta stabile, occorre personale, la carenza è quasi arrivata al 40%".
E poi, l'attacco alla direzione che secondo il segretario del sindacato "deve farsi carico del problema e attuare la chiusura delle sezioni detentive così come disposto dal Dipartimento. Il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria annuncia che saranno messe in atto, concrete forme di protesta finche l’Amministrazione non fornirà i mezzi e le soluzioni affinché il problema venga risolto".
Urgono interventi
"Siamo alla follia - chiosa - Adesso siamo arrivati al punto che i detenuti sfasciano letteralmente le carceri se non vengono assecondate le loro richieste".
Donato Capece, segretario generale del sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, mette sotto accusa tutti coloro che tendono sempre a sminuire i gravi fatti che accadono nelle carceri.
"Per loro, nelle carceri italiane non succede mai nulla, sarebbero tutte “ragazzate”. Non vedono le risse, i ferimenti e le colluttazioni in cui spessissimo a subire è il personale di Polizia Penitenziaria. Difendono Caino a scapito di Abele”. Ignorano o fingono di ignorare - ha conclusi - il duro e difficile lavoro del poliziotto penitenziario, svolto da donne e uomini che pressoché quotidianamente hanno a che fare con detenuti che mettono a repentaglio l’ordine e la sicurezza della sezione detentiva, che si confrontano a detenuti con in mano una o più lamette intrise di sangue, o con una padella piena di olio bollente tra le mani pronta per essere buttata in faccia all’operatore, o con un piede di tavolino in mano pronto ad essere scagliato contro un poliziotto: gravi eventi che accadono anche quando loro sono nella tranquillità serale o notturna di casa".