Scomparsa Kata, i genitori: "Chi sa parli. I nostri parenti non c'entrano"
La bambina all'interno dell'ex albergo è stata cercato ovunque: sottotetti, botole, intercapedini. Anche nei tombini dei pozzi neri
"In procura non mi dicono niente, noi siamo i genitori, vogliamo sapere almeno qualcosa". A dirlo sono i genitori di Kataleya, la bambina scomparsa dal 10 giugno 2023, dopo l'iscrizione degli zii, quello paterno e materno, nel registro degli indagati.
Per la Procura i due sono indiziati, insieme ad altre tre persone anche loro di origini peruviane. Si è cercato ovunque: sottotetti, botole, intercapedini. Anche nei tombini dei pozzi neri, che erano stati svuotati dagli spurghi. Ma nulla.
Una delle figure chiavi di questa vicenda resta lo zio materno di Kata, Dominique, arrestato lo scorso 5 agosto 2023, per il racket degli affitti all'ex hotel Astor. Lo zio materno di Kata, infatti, è finito in carcere con accuse – a vario titolo - di tentato omicidio, lesioni gravi, estorsione, tentata estorsione e rapina, insieme ad altri quattro connazionali.
Nel decreto di sequestro dell’immobile di via Maragliano, che fu poi sgomberato lo scorso 17 giugno, richiesto dal pubblico ministero Christine Von Borries, tra le motivazioni c’era quella di “evitare il rischio che si ripetano reati”.
Un puzzle quello della scomparsa della bambina di cinque anni, che adesso sembra che stia andando verso una svolta. Potrebbero quindi crollare le ipotesi che la bambina sia stata rapita per uno scambio di persona e portata in Perù. Certo è che i misteri dell'Astor sono molti. E la speranza è che quei misteri non abbiano inghiottito anche la piccola di cinque anni.
I genitori
"Siamo con l'angoscia di non sapere nulla, quindi fare questa cosa di indagare mio fratello e mio cognato mi fa pensare tante cose, che non trovano niente e vogliono mettere nei guai noi, la mia famiglia, e questo non va bene". Lo ha detto il padre di Kata, Miguel Angel Romero Chicclo in un incontro con la stampa organizzato dai suoi legali davanti all'hotel Astor di Firenze.
"Ho fiducia in mio fratello e in mio cognato, li conosco bene, sono sicuro che non sanno niente e hanno detto tutta la verità", "incolpare la mia famiglia mi offende".
Resta, però, la stessa domanda: che fine ha fatto Kata?