Dopo gli arresti, si cerca nei cellulari: qualcuno nasconde notizie importanti sulla piccola Kata
Gli inquirenti sono convinti che il rapimento sia sfociato "in aspre contese nell’ambito dell’occupazione abusiva dell’hotel Astor”
Bocche cucite, tanti dubbi e una certezza: della piccola Kata non si hanno ancora notizie. I quattro arresti di ieri, sabato 5 agosto, tra i quali è finito in manette anche lo zio materno della bambina, Abel Alvarez Vasquez, aprono però un varco agli inquirenti che lavorano sul caso in maniera incessante, coordinati dai pm Christine Von Borries e Giuseppe Ledda: “la scomparsa di Kata è maturata all’interno dei rapporti conflittuali che sono sfociati in aspre contese nell’ambito dell’occupazione abusiva dell’hotel Astor”.
Gli arresti
Le misure di custodia cautelare eseguite dalla Dda di Firenze si riferiscono a reati e fatti accaduti tra novembre 2022 e maggio 2023, che ha visto protagonista il gruppetto di peruviani, secondo le accuse, responsabili di una serie di azioni di estorsioni, rapina, lesioni e tante omicidio, legate al racket delle camere dell’ex hotel Astor.
La sera del 28 maggio
In particolare ci si riferisce alla sera del 28 maggio, quando un uomo, l’ecuadoregno Santiago Medina Pewlaz, sui trent’anni, per salvarsi dalle sprangate di chi voleva cacciarlo dall’Astor ha preferito lanciarsi nel vuoto, dall’appartamento 306 al secondo piano, restando miracolosamente vivo. Di quella «squadraccia» armata di mazze da baseball e tubi di ferro, molti con i volti travisati, che quella sera ha terrorizzato alcune famiglie faceva parte anche lo zio materno di Kata, Abel Alvarez Vasquez, detto «Dominique». La scena descritta dalle carte in mano agli investigatori è questa: qualcuno grida «sales afuera». Parole brutali indirizzate a Pewlaz, prima in spagnolo e poi pure in italiano: «Esci fuori!». Poi altre frasi così: «Cane di m... t e matamos! Ti ammazziamo». Si spera, otre che di cristallizzare le responsabilità degli accusati, anche di acquisire elementi determinanti per il ritrovamento della bambina scomparsa lo scorso 10 giugno. Nel provvedimento vi è anche il decreto di perquisizione dei telefoni cellulari dei genitori di Kata.
Qualcuno nasconde notizie importanti sul rapimento
La storia a oggi ricostruita è quella di “faide tra i parenti della famiglia Alvarez e gruppi di peruviani, ecuadoregni e romeni che occupavano l’hotel per il possesso e la gestione illecita delle stanze per le quali erano richieste, spesso dietro minacce e percosse, somme di denaro”. Attraverso i tabulati telefonici si spera emergano anche importanti informazioni sul rapimento. Un intreccio di litigi interessi economici che passavano dal pagamento mensile delle camere dell’ex hotel Astor, in un contesto di malavita, anarchia e violenza. Degenerato la sera del 10 giugno quando la mamma di Kata, al rientro dal suo lavoro di colf, non ha trovato la figila a giocare insieme agli altri bambini nel cortile. Da lì è scomparsa nel nulla, ma si sospetta che tra i silenzi, i segreti e le cose non dette agli interrogatori, si nasconda la chiave di questa orrenda vicenda.