La storia

Riganò è tornato a fare il....muratore

"Due cose so fare: i gol e il muratore"

Riganò è tornato a fare il....muratore
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“Dio perdona, Riga…no”, “Prima era un muratore, ora è il nostro goleador” questi erano due degli slogan più in voga, qualche anno fa, tra i tifosi viola della curva Fiesole.

Era il modo per dare il loro supporto a un bomber di razza, Christian Riganò che fu uno dei grandi artefici della rinascita, sportiva, della Fiorentina dopo il fallimento dei primi anni 2000. Grazie al “Riga” la Viola dette la scalata ai i campionati professionistici tornando alla grande in serie A. Ad un certo punto il bomber di Lipari si sarebbe pure meritato anche la chiamata in Nazionale, ma questa è un’altra storia.

Di certo Riganò non aveva il piede educato e sopraffino come quello di Baggio e nemmeno la potenza esplosiva di un Batistuta, tuttavia qualche somiglianza col bomber argentino la condivideva. Una certa forza fisica, ma, soprattutto, l’istinto da killer che hanno gli attaccanti di razza, quelli che se riescono a prendere mezzo metro di vantaggio a un difensore fanno suonare le campane a morto per la porta avversaria.

Insomma Riganò non è stato un attaccante qualunque ed il suo rapporto con Firenze, una delle tante piazze dove il bomber siciliano ha giocato segnato, è sempre stato speciale. Difatti proprio a Firenze, nella zona di Campo di Marte, il giocatore ha deciso di restare ad abitare. A due passi dallo stadio Franchi e dalla curva viola, che l’ha tanto amato.

Quindi nessuna sorpresa per quanto riguarda le scelte “di vita”, diverso il discorso lavorativo. Quasi tutti i calciatori, una volta appese le scarpe al chiodo, restano nell’ambiente. C’è chi fa l’allenatore, chi il dirigente, altri scelgono la via del procuratore il Riga ha optato per una scelta diversa, è tornato a fare quello che faceva prima di giocare a pallone da professionista: il muratore.

In un’intervista l’ex bomber viola ha così motivato la sua scelta: “Due cose so fare nella vita i gol e il muratore. Così, dopo aver smesso di giocare, sono tornato a fare il mio mestiere, mi piace e ne vado orgoglioso. Con il calcio ho guadagnato bene e ne sono felice. In tutta la mia carriera però ho incassato quanto prendono oggi molti giocatori di media fascia in tre mesi. Ecco perché poi bisogna tornare a lavorare”.

E a chi gli chiedeva perché ha scelto proprio di fare il muratore ha risposto: “Io sono fatto così, amo costruire e riparare le cose. Non avendo avuto la chiamata giusta per allenare, sono tornato a fare il mio lavoro”.

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