Parà ucciso in caserma: dopo 24 anni ex caporali condannati per omicidio volontario
Gli ex caporali Alessandro Panella e Luigi Zabara della Folgore sono stati condannati a 26 e 18 anni
Il 16 agosto del 1999, Emanuele Scieri, 26 anni, siracusano, fu ritrovato privo di vita nella caserma Gamerra di Pisa. Era arrivato tre giorni prima.
Inizialmente si era chiuso il caso come suicidio, ma nel 2018 le indagini furono riaperte.
Parà ucciso in caserma
Ora c’è una sentenza che dice che Scieri era stato ucciso. La corte d’assiste del tribunale di Pisa, all’esito di un lungo processo, ha condannato quelli che ritiene esserne stati i responsabili: Alessandro Panella, a 26 anni di carcere; Luigi Zabara, a 18 anni di carcere. La procura aveva chiesto rispettivamente 24 e 21 anni. I due imputati si sono sempre dichiarati innocenti tramite i rispettivi avvocati.
Secondo le indagini l’ex parà sarebbe rimasto vittima di atti di nonnismo e gli ex caporali ora condannati lo avrebbero picchiato anche dopo che lui aveva cercato una disperata fuga sulla torretta, quel 13 agosto, poche ore dopo il suo arrivo in caserma, facendolo poi precipitare e morire, e nascondendo il corpo sotto un tavolo.
«Mio fratello non ci sarà restituito ma ora c’è una verità, quella che noi abbiamo sempre voluto, sia io che i miei genitori. Hanno lottato fino allo stremo per avere questa giornata così importante e finalmente c’è una sentenza di condanna per i colpevoli, per quelli che hanno sbagliato», ha detto Francesco Scieri, fratello di Emanuele. Sul caso un filone è in appello: la trattazione l’11 ottobre. In primo grado l’ex maggiore Salvatore Romondia e l’ex generale Enrico Celentano, imputati per favoreggiamento, sono stati assolti insieme ad Antico. Ma la procura si è appellata.
Intanto ieri la corte ha condannato gli imputati e il ministero della Difesa al risarcimento dei danni alle parti civili, fissando in 200mila euro di provvisionale per la madre di Emanuele, Isabella Guarino, e 150mila euro per il fratello Francesco Scieri. La corte ha inoltre condannato, in solido tra loro, Panella (difeso dall’avvocato Andrea Cariello) e Zabara (assistito dagli avvocati Andrea Di Giuliomaria e Maria Teresa Schettini), al risarcimento dei danni in favore del ministero della Difesa, che nel processo era anche parte civile, per 80mila euro.