Il caso Fimer approda in Parlamento, ma dal Governo c'è silenzio
Intanto, i 280 dipendenti sono rientrati in fabbrica, in attesa di sapere quale sarà il loro futuro
C'è una data che farà da spartiacque per il futuro di Fimer. E sul calendario segna il 10 luglio 2023. Sarà questa l'occasione perché il Cda presenti una prima relazione. Intanto, ieri, i 280 dipendenti di Terranova Bracciolini, in provincia di Arezzo, sono rientrati in fabbrica per fare quello che sanno fare megklio: realizzare gli inverter legati all’energia solare.
Nei giorni scorsi, il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, aveva chiamato in causa il Governo. "Aggiornerò il ministro Urso sugli sviluppi degli ultimi giorni e insieme a lui concorderemo un’azione di moral suasion sulla proprietà", aveva detto sottolineando che per la Regione, la vertenza Fimer è fondamentale e simbolica.
"Deve avere uno sbocco positivo perché nello stabilimento vi è una produzione tecnologicamente avanzata e molto richiesta dal mercato. Ci sono maestranze di elevato valore professionale che rappresentano un patrimonio di competenza prezioso. Nella mia visita alla Fimer ho potuto constatare una realtà produttiva di altissimo livello che deve essere salvaguardata".
Sul caso anche il deputato Pd, Emiliano Fossi
"La vertenza della Fimer di Terranuova Bracciolini è un caso nazionale. Perché allora dal Governo Meloni non è ancora arrivata nessuna risposta alla nostra interrogazione?". A chiederlo è Emiliano Fossi, deputato Pd e componente della Commissione Lavoro, che lo scorso 29 aprile ha sollecitato con una interrogazione il Governo a prendere posizione per salvaguardare lavoratori e assicurare la continuità del sito produttivo.
“In ballo ci sono centinaia di posti di lavoro e il destino di molte famiglie, ma al Governo sembra non interessare questa vertenza. Eppure Meloni e i suoi ministri non perdono l’occasione per ribadire la necessità di una produzione nazionale di impianti legati alla green economy.
La Regione Toscana - ricorda Fossi - è in prima fila accanto ai lavoratori ed è in attesa che l’azienda compia i passi del nuovo concordato preventivo, perché il Governo non fa la propria parte?”.
“Gli operai - dice Fossi, che è anche segretario del Pd toscano - dovranno intanto attendere sino al 21 agosto, data stabilita dal Tribunale di Milano che ha accolto la richiesta del Cda: altri due mesi di tempo per formulare la proposta di concordato preventivo. Nonostante questo, con quale coraggio il Cda chiede ai 400 lavoratori di tornare al loro posto, senza la certezza dello stipendio?”.