Tumore al rene: già effettuati 15 interventi in laparoscopia al San Jacopo
Ripresa l’attività della Urologia insieme alla Chirurgia Generale
Nell’ambito della struttura complessa di Urologia del San Jacopo, diretta dal dottor Michele Marzocco è stata ripresa l’attività della chirurgia del rene e della via urinaria in laparoscopia. Tali interventi sono stati eseguiti dal termine dell’emergenza Covid in quindici pazienti, con un’età media di 66 anni, in una fascia compresa tra i 28 e gli 81.
«Il tumore al rene e dell’alta via escretrice –spiega Marzocco- si presenta maggiormente intorno ai 60 anni di età, ma è sempre più frequente osservarlo anche nei giovani. L’intervento chirurgico rappresenta il trattamento di elezione quando è presente una patologia oncologica e poterlo effettuare in laparoscopia, offre numerosi vantaggi per i pazienti stessi. Si tratta di una procedura chirurgica altamente complessa che richiede da parte dei chirurghi un’elevata professionalità nell’uso delle apparecchiature mini-invasive di cui le sale operatorie dell’Ospedale di Pistoia sono dotate. Il mio team, insieme al dottor Massimo Fedi, direttore della struttura semplice di Chirurgia Epatobiliare e afferente alla struttura operativa complessa di Chirurgia Generale diretta dal dottor Sandro Giannessi, ha maturato in questo ambito la necessaria e comprovata esperienza».
Tali trattamenti vengono applicati, per esempio, anche in presenza di patologie benigne, sempre al rene, come ad esempio malformazioni congenite, o quadri di rene escluso con infezioni recidivanti non trattabili in maniera conservativa.
«La stretta collaborazione - prosegue Marzocco- è nata con dei casi che presentavano patologie sincrone come tumore del colon e della via urinaria e calcolosi della colecisti con concomitante tumore del rene. Sicuramente, ciò, ha creato le basi per proseguire questi trattamenti anche negli altri malati; infine la gestione mininvasiva di tumori sincroni è un arma in più da poter sfrutturare con le giuste indicazioni».
Per il direttore del Dipartimento delle specialistiche chirurgiche il dottor Stefano Michelagnoli «l’introduzione al San Jacopo della chirurgia laparoscopica per il tumore al rene conferma la struttura come all’avanguardia e in linea con gli ospedali europei dal punto di vista oncologico. Inoltre, vorrei sottolineare, come la la stretta collaborazione tra diverse unità operative sia possibile e porti a un ottimale risultato per il paziente a testimonianza della continua crescita professionale che avviene nel nostro Dipartimento».
«Aver reintrodotto nel nostro ospedale questa ulteriore opzione terapeutica è motivo di soddisfazione per i nostri pazienti. Anche questi interventi chirurgici si sono sviluppati in modalità sinergica che è ormai una caratteristica che accompagna la realizzazione delle nuove attività al San Jacopo; nel caso specifico abbiamo la cooperazione tra le strutture di chirurgia generale e urologia con il fondamentale supporto degli anestesisti e degli infermieri», ha dichiarato la dottoressa Lucilla Di Renzo, direttore sanitario del presidio e della rete ospedaliera aziendale.
Un ruolo di rilievo in questa chirurgia è svolto dal personale infermieristico
«La collaborazione degli infermieri nell’effettuare ad esempio il posizionamento è fondamentale per la riuscita dell’intervento stesso perché deve permettere all’èquipe di agire agevolmente sul campo operatorio. Gli infermieri oltre al supporto in sala operatoria seguono poi il paziente nel recupero post operatorio in reparto e nelle fasi di mobilizzazione precoce», ha aggiunto il dottor Paolo Cellini, direttore della struttura complessa gestione infermierista di Pistoia.
Quali sono i vantaggi nell’eseguire l’intervento in laparoscopia lo spiegano Sforza (urologo) e Fedi (chirurgo):
«Mentre l’intervento tradizionale prevede incisioni ampie, necessarie in quanto il rene è un organo retroperitoneale, situato profondamente nella cavità addominale con la tecnica laparoscopica si accede all’interno mediante dei piccoli fori attraverso i quali, con strumenti particolari tra cui una telecamera, si esegue l’intervento. Questa metodica presenta indubbi vantaggi per il paziente: minor dolore e quindi una più rapida ripresa nel decorso post operatorio e ridotta ospedalizzazione (una degenza media di 4 giorni) con una guarigione più rapida mantenendo tutti i canoni della radicalità oncologica come già dimostrato in letteratura».