«A 55 anni gioco ancora e sogno la nazionale»

Gian Piero Tamburrino, il cecchino di Campi Bisenzio.

«A 55 anni gioco ancora e sogno la nazionale»
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La prima volta che è entrato in un palazzetto era un ragazzino

Stessa altezza di Michael Jordan

La prima volta che è entrato in un palazzetto non era esattamente un ragazzino del minibasket, Gian Piero Tamburrino.  Classe 1963, 198 centrimetri, come Michael Jordan (ma anche come un certo Mario Boni), è nato a Campi Bisenzio, dove ha iniziato per gioco su invito di alcuni amici all’età di 20 anni. Oggi che ne ha 55 compiuti, gioca ancora nella Uisp, dopo valanghe di punti segnati tra serie C e serie D. Con un sogno speciale: una chiamata in Nazionale con gli azzurri Over. «L’ho solo sfiorata al Mondiale Fimba del 2017, la maglia azzurra. Ma alla fine non sono riuscito a giocare assieme a super come Boni, Carera, Angeli, Montecchi. Deluso? No, non mi arrendo, l’anno prossimo ci sono gli Europei, io in una maglia della nazionale ci credo ancora».

Il messaggio più bello

Il messaggio più bello: non c’è età che tenga, se la sfida vale. «I primi rimbalzi del pallone sono del 1983, eravamo a Campi, iniziammo per scherzo dall’ultima serie e in tre anni arrivammo in serie C. Lo sponsor era Poli Strade, facevamo derby infuocati contro la Glass Globe: ricordo amichevoli a Bologna, c’erano compagni già forti all’epoca. Brunelli, Maccaferri, Bonora. Poi con la promozione in serie C andai a Legnaia, e lì sono stato altri tre anni, iniziando a giocare da esterno anziché da cambio dei lunghi. Ci furono partite in cui feci 30 punti sia all’andata che al ritorno e qualcuno in serie D mi notò».
Nel 1991 il passaggio che segnò la carriera del “Tambu” e anche la trasformazione come giocatore.
«Mi chiamò Massa Cozzile, che era una società già conosciuta e molto ambiziosa. Mi pagarono la casa, avevo già un buono stipendio e in più lavoravo nel settore pubblicitario, come faccio tuttora». E sul parquet Tamburrino faceva sfracelli: il primo anno in serie D arrivamo quinti o sesti, l’anno dopo vincemmo il campionato. «Con me c’erano amici e bravi compagni come Charlier, Bianchi, Palazzoli, Ingrosso. Quando arrivammo in C però la società decise di non tenermi e così andai nel 1993 a Monsummano».

Gli anni del campanilismo

Non senza polemiche. Erano anni di grande campanilismo in Valdinievole. «Iniziò la mia trafila a Monsummano, partendo dalla Prima Divisione. Segnavo 25 punti a partita, mi divertivo e in pochi anni arrivammo in C2, anche se un anno andai a Chiesina Uzzanese».
Anni novanta da assoluto dominatore dei parquet, nonostante le trenta e passa primavere sulle spalle: nel 1996 anche un passaggio ad Altopascio, poi il ritorno a Monsummano. «E qui è arrivata un’altra promozione dalla serie C2 alla C1, con il ruolo di settimo uomo e coach Massimo Masini in panca».
Poi di nuovo Altopascio e ancora scalate di serie e tanti canestri. Una nuova promozione e un carriera che a 40 anni ha preso strade diverse. Ma senza finire.

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