La vigilessa licenziata chiede maxi risarcimento all'Amministrazione

Il Comune di Greve in Tribunale: udienza fissata per mercoledì 13 febbraio

La vigilessa licenziata chiede maxi risarcimento all'Amministrazione
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La vigilessa licenziata chiede maxi risarcimento al Comune di Greve. E’ stata fissata per mercoledì 13 febbraio l’udienza per il licenziamento della vigilessa Claudia Vilucchi. Il caso, come già più volte segnalato, è finito in Tribunale. Sarà il giudice del lavoro a decidere se ha avuto ragione il Comune a licenziare la dipendente o la Vilucchi. Intanto, la vigilessa ha chiesto un risarcimento di 52.837,68 euro (pari a 24 mensilità non corrisposte), oltre ai relativi contributi di assistenza e previdenziali. È finita, come era immaginabile, con le carte bollate. Nessuna conciliazione, anche se inizialmente si era paventata l’idea di un tentativo. In quel caso la Vilucchi aveva anche assicurato che non avrebbe chiesto alcun risarcimento. È andata diversamente. A febbraio ci sarà la prima udienza ed entrambe le parti porteranno le proprie tesi. Entrambe convinte di aver ragione.

«Licenziamento illegittimo»

La difesa della Vilucchi sostiene che il licenziamento sia stato illegittimo. «La dipendente addetta alla Polizia locale dell’Unione del Chianti fiorentino era stata trasferita in Comando ad altro ente dal primo gennaio 2017», quindi non era più un dipendente del Comune, ma dell’Unione. E, quindi, il provvedimento disciplinare non poteva essere fatto dalla segretaria comunale. E, per quanto riguarda il licenziamento da parte della segretaria comunale Alessandra Capaccioli, «il Comune di Greve in Chianti non ha un decreto di nomina di responsabile Ufficio procedimenti disciplinari». E quindi lei non poteva mandarla via. «Licenziamento per violazione dei doveri di comportamento», si legge così nella lettera indirizzata alla vigilessa Claudia Vilucchi.

Claudia Vilucchi

Dall’altra parte c’è il Comune, nello specifico il sindaco Paolo Sottani, che si è detto convinto che la causa sarà vinta. «Perché non c’è alcuna disposizione di legge che vieti il conferimento al responsabile anticorruzione delle funzioni di titolare dell’Ufficio procedimenti disciplinari, di presidente della delegazione trattante di parte pubblica, di sostituzione ad interim di un responsabile di posizione organizzativa. Quindi, la segretaria Alessandra Capaccioli poteva fare quel provvedimento. Perché l’abuso la segretaria lo avrebbe commesso se non avesse attivato il procedimento una volta venuta a conoscenza di un fatto di rilevanza disciplinare». E, poi, ancora. «Nel remoto caso in cui il giudice accerti che sia stato perpetrato un danno ingiusto, l’entità del danno sarà risarcito dall’assicurazione dell’ente o con rivalsa sui responsabili del fatto e sulla loro assicurazione». Tutto è nato da una presunta omissione della vigilessa su un fatto successo qualche anno fa. Accusa che la Vilucchi da sempre respinge al mittente visto che il faldone sulle sue esperienze lavorative precedenti era in possesso del Comune. Ora la questione passa al giudice.

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