Voglia di «Desport e Disport». «Un bonus di 500 euro sin dall’infanzia per permettere a tutti le attività sportive»
L'editoriale del direttore editoriale Fabrizio Manfredini uscito questa settimana su Bisenziosette.
Voglia di «Desport e Disport»
Una delle parole più belle, e che amo di più, è Sport! Quasi 5 secoli di storia nella sua etimologia, che deriva dal latino deportare, dove «de» significava allontanamento e «portare» aveva la stessa accezione che conosciamo oggi. Questo termine contraddistingueva l’azione di uscire fuori porta, ossia andare oltre le mura della propria città per divertirsi e praticare attività fisica. Francesi ed inglesi, rispettivamente con desport e disport, furono i primi a riprendere ed introdurre questa parola nella loro lingua. Era lo svago, il divertimento e il tempo libero.
Con la prima rivoluzione industriale il corpo assunse un ruolo importante nei processi economici, politici e culturali e la sua realizzazione veniva incentivata e tutte le attività fisiche furono considerate validi strumenti per l'evoluzione del corpo.
Mentre scrivo, improvvisamente, mi corre un brivido lungo la schiena pensando a come oggi, invece, i potenti incompetenti governatori alla guida del nostro movimento sportivo, e mi riferisco alla nostra nazione «Bella Italia», abbiano mai preso in considerazione ciò che dice la Treccani a riguardo di quella parola.
Il brivido mi inebria e si estende per tutto il mio corpo nel sentire quell'inno nazionale suonare e quel tricolore sventolare, ogni qual volta sport, gli altri sport, come devono essere chiamati e non sport minori, ci portano vagonate di medaglie. Ma ancor di più mi luccicano gli occhi quando vedo su un campo di periferia, magari sotto una pioggia battente e costante o una gelida neve o in serate di caldo afoso quasi al limite delle capacità respiratorie, ragazzi giovani e meno giovani, armati di appena una borsa e una muta, utile giusto per distinguersi dalla squadra avversaria, darsi battaglia per riuscire a raccontare il lunedì mattina, con una pasta e un cappuccio, le loro gesta al barista che ascolta e ribatte perché anche lui è uno di loro. Tra esaltazione e paragoni improponibili con i loro miti che hanno raggiunto l’olimpo del professionismo, e magari alle volte qualcuno di essi forse meriterebbe di giocare assieme a loro, dato il basso livello che oramai attanaglia il nostro professionismo del mondo ovattato del pallone.
E voi direte: «caro Manfredini ma a noi che importa se uno su mille ce la fa, come canta Gianni Morandi o dei tuoi discorsi strappalacrime che non fanno più effetto a nessuno? A noi gli altri sport non interessano. Vogliamo solo vedere vincere la nostra squadra del cuore». A me basta sapere che siate coscienti di questo e del fatto che questo sistema, assolutamente parziale, abbia stravolto quella parola che 5 secoli fa sanciva il dover essere per tutti e alla portata di tutti. Ma soprattutto finanziata a tutti, perché quella parola si potesse tramutare in realtà.
SPORT
Siete sicuri che oggi tutti si possano permettere di fare sport? Siete sicuri che chi gestisce il mondo dell’attività fisica abbia competenza per potertelo offrire, talvolta a costi esorbitanti? Io sono certo che vada profondamente riformato tutto il sistema e che ognuno di noi dovrebbe ricevere una bonus di 500 euro al mese da destinare alla propria attività fisica sin dall’infanzia. Poi ci sarà chi emergerà e diventerà un campione e chi invece lo farà solo per un beneficio fisico e psicologico proprio. Guardate chi ci governa. Guardateli bene uno ad uno. Il 70% sono tutte persone che non praticano attività sportive. E non si preoccupano nemmeno che la popolazione sia diversa da loro. Una ragione ci sarà... Mi fermo, per ora! Intanto, quel brivido mentre scrivo è diventato prurito fastidioso e si è spostato sulle mie mani. Mi farò vivo presto, molto presto. E racconterò, come piace a me farlo. Ed è una promessa, non una minaccia. Racconterò che un pallone è uguale ad una racchetta, a un costume, a un paio di pattini e così via.
Basta che a tutti, e dico tutti, sia data la possibilità di poterli usare, in strutture idonee, con figure professioniste che ci guidino correttamente, come e quali validi strumenti per l'evoluzione del nostro corpo.