Dal Calcio storico alla D con il Scandicci
di Massimiliano Mugnaini
Prima di tutto amici, poi entrambi nell’organigramma dello Scandicci – uno come ds, l'altro da tecnico - Infine, ma non in ordine di importanza, compagni di squadra negli azzurri sul sabbione di Santa Croce. E proprio su questa doppia passione, calcio e calcio storico, abbiamo sentito Mirko Garaffoni e Atos Rigucci, che dopo aver vinto l'ultima edizione del calcio in costume, ora si apprestano a vivere una nuova stagione con il loro club in serie D con la speranza di essere protagonisti anche sul rettangolo verde.
Dal Calcio storico alla D con il Scandicci
Calcio storico e calcio, due impegni importanti: come conciliate le due attività?
Garaffoni: «Riesco bene anche perchè il calcio storico alla fine t'impegna due-tre mesi prima delle partite, Certo, in quel periodo devo fare sacrifici e tolgo tempo alla famiglia. Per fortuna allo Scandicci ci alleniamo durante il giorno e con gli azzurri la sera».
Rigucci: «Ce la faccio bene, anche perché a calcio in costume gioco dal 1993: ci convivo e poi sono due cose che non si accavallano come spazio temporale».
Ma hanno qualcosa in comune il calcio e il calcio storico?
Garaffoni: «Ci sono tante similitudini, sono entrambi sport di squadra, in tutti e due i casi è importante il gruppo. Si deve aver fiducia nel compagno. Certo, nel calcio storico è tutto amplificato. Si vivono sensazioni molto forti. Diciamo che anche nel calcio servirebbe una fratellanza di quel tipo».
Rigucci: «Per me hanno comune più che altro il nome. In Santa Croce non si usano per niente i piedi, è uno sport dove c'è molto contatto fisico. Si gioca in 27 e non in 11. Magari possono avere in comune la tattica e l'organizzazione».
Ma si può dire che per voi sono due passioni?
Garaffoni: «Sicuramente sì. Anzi, il calcio è anche qualcosa in più. Prima ho giocato e poi ho fatto il dirigente. Il calcio storico è venuto più tardi. Da fiorentino l'ho sempre seguito. Da “vecchietto” mi è capitata l'opportunità e sicome sto ancora bene ho provato e mi è piaciuto».
Rigucci: «Non c'è dubbio. Per me il calcio storico lo è stato ancora prima del calcio, perché a giocare a pallone ho iniziato tardi: avevo 27 anni».
Ma tra voi parlate spesso anche del calcio storico?
Garaffoni: «Quando si arriva sotto le date c'è anche quello nei nostri pensieri, il resto dell'anno parliamo più che altro dei problemi dello Scandicci».
Rigucci: «Beh, nel periodo di calcio storico pensiamo anche ai problemi degli azzurri. Per il resto del tempo, ci concentriamo ovviamente sul club che è la nostra occupazione principale. Durante l'anno siamo malati di calcio e di Scandicci, siamo concentrati sulla nostra categoria».
Ma tra voi chi è più forte sul sabbione?
Garaffoni: «Sicuramente lui. Il maestro è stato Atos, mi ha avvicinato lui al calcio storico. Io avevo la passione del pugliato. Allora ha iniziato a dirmi vieni al campo e da lì è iniziato tutto».
Rigucci: «Mirko è troppo umile. Alla fine lui ha giocato solo 3 partite. Diciamo che però ha già dimostrato di essere un ottimo calciante oltre che un grande direttore».