Giovanna M. Carli: "Prive di senso le repliche delle performance di Marina Abramović"
Giovanna M. Carli: "Prive di senso le repliche delle performance di Marina Abramović"
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Giovanna M. Carli: "Prive di senso le repliche delle performance di Marina Abramović"
La critica d'arte toscana boccia l'amarcord anni Settanta della Mostra fiorentina
Una voce fuori dal coro, quella di Giovanna M. Carli, che commenta con esempi e osservazioni personali la mostra di Palazzo Strozzi.
Carli boccia le "repliche" di performance perché secondo lei sono prive di senso nella riproposizione odierna e con attori (performer) diversi rispetto all'originale.
"In questo mio articolo - scrive Giovanna M. Carli- prenderò in considerazione le re-performance, la ripetizione, in questo caso, delle storiche performance di Marina Abramović: Imponderabilia, Cleaning the Mirror, Luminosity, The Freeing Series (Mempory, Voice, Body), ma interpretate da artisti formati dalla stessa Abramović e dai suoi collaboratori per questa occasione espositiva".
Se caratteristica della performance art - s'interroga la critica - è l'irripetibilità e il fatto di essere legata a quell'artista in quel momento in quel luogo con quel pubblico, artista-corpo-mente-spirito che diviene opera d'arte, che senso hanno le riproposizioni di performance storiche dove protagonista-autrice-attrice era la stessa Abramović?
Alle re-performance, messe in atto a Palazzo Strozzi durante la mostra Marina Abramović. The cleaner, Giovanna M. Carli dice "no" e non per la bravura o meno dei giovani ragazzi e delle giovani donne ... ma proprio perché la prima artista donna a cui Palazzo Strozzi dedica una mostra così importante, non è re-plicabile.
Non è possibile quindi replicare né Marina né Ulay, il celebre compagno di vita e di performance.
Quale credibilità hanno oggi due giovani "attori? performer?" completamente nudi che "interpretano? rifanno?" Imponderabilia la celebre performance che fu interrotta e fermata dalla polizia. Era il giugno del 1977, a Bologna che era in fermento per i fatti accaduti l'11 marzo di quell'anno: scontri in piazza tra la sinistra extraparlamentare e le forze dell'ordine, un bagno di sangue.
"Mi chiedo allora - continua a interrogarsi la critica d'arte - che senso abbia riproporre, attraverso due giovani "replicanti" (sia detto con tutto il rispetto dovuto ai giovani che amano l'arte, la praticano e considerano lavorare per un grande evento come questo, un vero privilegio, tra l'altro sottopagati) quando ci sono foto e video dell'evento che potevano, francamente, coinvolgere di più con un criterio espositivo diverso?".
Non mancano neppure osservazioni positive che mettono in luce il portato poetico della mostra fiorentina: "Molte delle sue opere mi fanno riflettere sul tempo che passa, certo, sull'artista, su arte e vita che per lei sono la stessa cosa...bene".
E conclude con una stoccata finale: "Avrei preferito vedere le opere della Signora Marina Abramović secondo la linea tracciata da Bob Wilson: "Per toccare il cuore del pubblico penso che dobbiamo mettere in scena la tua vita in modo comico". L'autoironia e l'ironia sono sempre ottimi ingredienti anche quando si tratta di farlo in una retrospettiva, come quella fiorentina, che riunisce oltre 100 opere e che quindi, porta con sé, una complessità espositiva non da poco".
Non resta che vedere la Mostra fiorentina per farsi un'idea propria sull'argomento.